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EMMA BONINO A COFFERATI: «ANTI- EUROPEO SARÁ LEI »

16 gennaio 2000

Lettera aperta di Emma Bonino pubblicata su «La Stampa » di domenica 16 gennaio 2000, pag. 20Caro Cofferati,
la comprensibile apprensione con cui i vertici sindacali vivono questi giorni di dibattito sui referendum, giorni in cui l'Italia finalmente si interroga sul ruolo - passato, presente e futuro - del potere sindacale rispetto all'evoluzione sociale ed economica del paese, non dovrebbe spingere persone equilibrate come lei ad alimentare polemiche pretestuose e forvianti.Sulla 'Stampa' di giovedí scorso, dopo aver bollato come 'anti-europei' i nostri referendum sociali (riprendendo un'incauta sortita del ministro del Lavoro Salvi) lei si dice sorpreso di trovare fra i promotori dei referendum anche me, ex-commissario europeo.
La sua reprimenda 'europeista' mi sembra fuori luogo perché si basa suun dato falso, il presunto carattere anti-europeo dei quesiti, e perché viene da chi, nei fatti, ostacola la modernizzazione del nostro paese secondo criteri di liberalizzazione ampiamente collaudati in Europa. Ma lo sa che l'Olanda, all'avanguardia in fatto di flessibilità del mercato del lavoro, ha il minor tasso di disoccupazione dell'Ue (il 2,8%) e si trova a gestire un attivo di bilancio?
Proprio nei giorni in cui la Commissione europea ammonisce per l'ennesima volta l'Italia quasi intimandole di riformare welfare e pensioni, lei brandisce contro i referendum un paio di direttive comunitarie, relative a due accordi-quadro fra i sindacati comunitari - sul lavoro a tempo parziale e sul lavoro a tempo determinato - che affermano il 'principio di non discriminazione' nei riguardi dei lavoratori assunti a tempo parziale o determinato. I quali lavoratori, sta scritto, 'non possono essere trattati in modo meno favorevole dei lavoratori a tempo pieno'.
Nell'attesa che qualcuno spieghi a quali irreparabili discriminazioni lavoratori a tempo parziale e determinato verrebbero esposti dai nostri referendum, le segnalo che la direttiva sul part-time, come si legge nel preambolo, 'ha per oggetto (...) di facilitare lo sviluppo del lavoro a tempo parziale su base volontaria e di contribuire all'organizzazione flessibile dell'orario di lavoro in modo da tener conto dei bisogni di imprenditori e lavoratori'. Lo stesso preambolo esorta gli stati membri 'dopo aver consultato le parti sociali (...) a identificare gli ostacoli di natura giuridica o amministrativa che possono limitare le possibilità di lavoro a tempo parziale e, se del caso, eliminarli'. Chi é antieuropeo? Noi che vogliamo eliminare gli ostacoli (come auspica la direttiva) o i sindacati che ostacolano il part-time? L'altra direttiva, sul tempo determinato, é nata per prevenire 'abusi derivanti dall'utilizzo di una successione di contratti o rapporti di lavoro a tempo determinato'. Non descrive gli abusi ma i criteri per prevenire successioni ingiustificate di contratti a termine. Criteri che per altro avranno un senzo anche in Italia solo quando, a referendum vinto, i contratti a termine diventeranno possibili.Insomma: nessuno, salvo forse i sindacati italiani, pensa alle direttive sociali comunitarie come a una rigida rete burocratico-normativa nella quale ingabbiare 15 società diverse. Sono grandi linee, che ogni legislatore adatta alla realtá nazionale
.Ecco, caro Cofferati, come stanno le cose. Concludo chiedendo un favore a lei, che - fra i 'suoi' riuniti al Lingotto - sembra uno dei pochi capaci di volare alto. Puó dire a Walter Veltroni che nessun politico responsabile, per strappare un applauso in piú alla platea, descriverebbe - come ha fatto lui - le nostre proposte come un tentativo di affermare 'la libertá di licenziare senza preavviso e senza motivo'? Veltroni sa, come lei, che in materia di licenziamento non mettiamo in discussione il principio della giusta causa ne il diritto al preavviso. Chiediamo di eliminare il diritto al reitegro, che non esiste in alcun paese del mondo.


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