Dichiarazione di Daniele Capezzone, responsabile informazione dei radicali:

Roma, 12 gennaio 2000

Potevano i caporali e i burocrati della corporazione giornalistica sottrarsi al coro antireferendario dei loro colleghi di CGIL, CISL e UIL? No.
E infatti non si sono sottratti. Anzi: il segretario nazionale della FNSI Serventi Longhi (nel corso di un convegno in cui ha ribadito le sue tesi, che in qualunque parte del mondo sarebbero considerate letteralmente lunari, sulla necessità di imporre il contratto giornalistico -e solo quello- per chiunque svolga attività informativa on-line, sull'istituzione del cosiddetto "marchio di qualità" da assegnare ai siti web destinati all'informazione, e via delirando) ha pensato bene di spiegare che la Federazione dovrà schierarsi in modo "aperto e responsabile" contro i referendum sociali dei radicali, volti a "minare un sistema di regole che hanno consentito la tutela dei lavoratori".
In realtà, come persino alla FNSI dovrebbero sapere, le norme attualmente vigenti in materia di lavoro -esattamente come quelle in materia di informazione- non hanno tutelato proprio nessuno, se non la ristretta cerchia dei garantiti delle burocrazie sindacali, primatiste di privilegi e di finanziamenti pubblici.
Comprendiamo bene, quindi, che, contro il "rischio" di una svolta di libertà, si coalizzi il blocco sociale della conservazione, e che i "campioni della disinformazione" abbiano prontamente risposto alla chiamata alle armi partita dai "campioni della disoccupazione".
Tanto meglio: se solo sarà loro consentito di farlo, gli italiani potranno -presto- liberarsi insieme degli uni e degli altri.