Roma, 10 gennaio 2000

Apprendiamo dalle agenzie di stampa che questa mattina il Segretario di Rifondazione Comunista Fausto Bertinotti avrebbe depositato una "memoria" presso la Corte Costituzionale con l'intenzione di "costituirsi in giudizio" contro i referendum sociali.
Ora, persino i promotori di questa iniziativa dovrebbero sapere che, eccezion fatta per i Comitati promotori, ed eventualmente per l'Avvocatura dello Stato, a nessun altro soggetto è consentito dalla legge costituirsi, presentare memorie o comunque inserirsi nel giudizio di legittimità che la Corte è chiamata ad esprimere sui referendum. E questo orientamento è stato confermato dalla stessa Corte nel 1997, quando fu dichiarata inammissibile una analoga "memoria" predisposta dalle associazioni che avversavano il referendum sulla caccia.
Quanto poi al merito delle argomentazioni addotte, che i quesiti in materia di lavoro siano in contrasto con trattati internazionali o con direttive europee è semplicemente falso, come peraltro è stato ampiamente documentato in questi giorni; che poi i referendum intendano "abrogare norme e principi costituzionali" è addirittura ridicolo, ed è affermazione che bene illustra la fondatezza giuridica, oltre che lo spessore politico, della iniziativa di Rifondazione.
Il problema, semmai, riguarda gli organi di informazione, che dovrebbero ben guardarsi dall'equiparare ai Comitati promotori dei venti referendum radicali, sottoscritti sedici milioni di volte dagli elettori italiani, dei "comitati per il NO" sorti per iniziativa di alcune -poche- persone, esclusivamente rappresentative di se stesse.