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RAI: NON SI TRATTA DI ERRORI, MA DI INFORMAZIONE NEGATA E DI REATI PENALI

3 dicembre 1999

Dichiarazione di Daniele Capezzone, responsabile informazione dei radicali:

Roma, 2 dicembre 1999

Nel corso della sua audizione di oggi in Commissione di vigilanza, il Direttore generale della Rai Pierluigi Celli ha riconosciuto una lunga serie -sono parole sue- di "incidenti", "sviste", "errori", "frittate", "sciatterie".
Ma il problema non è questo. Non può essere questo. Ciò per cui i massimi dirigenti di ieri e di oggi della Rai-tv devono essere processati (e per reati gravissimi: dall'attentato ai diritti civili e politici dei cittadini all'abuso d'ufficio, dall'omissione di atti d'ufficio alla frode in pubbliche forniture) non è certo il fatto di avere trasmesso un film con qualche scena un po' spinta, o un telegiornale con qualche parolaccia, e neppure il fatto di avere, per una sera, censurato Bruno Vespa. Verrebbe quasi da dire che si tratta di cose -in particolare l'ultima- che suscitano persino una certa simpatia.
Ciò che invece suscita sdegno e pena è il solo fatto che a Celli si continui a chiedere conto di questo, e solo di questo, e non del fatto che, come i nostri dossier testimoniano da anni, la Rai rappresenti il luogo del sistematico sequestro del diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati, il luogo dal quale sono fatti materialmente sparire -è il caso dei radicali- tutti gli oppositori, o anche semplicemente gli estranei o gli sgraditi al regime, il luogo in cui è impedita qualunque forma di discussione sui temi che pure sono al centro del dibattito politico del paese: qualcuno ricorda forse una sola trasmissione di approfondimento sui temi del mercato del lavoro, del fisco, del sostituto d'imposta, delle pensioni di anzianità, del finanziamento pubblico a partiti e sindacati, della smilitarizzazione della Guardia di Finanza, del Consiglio Superiore della Magistratura?
Di questo bisognava e bisogna chiedere conto a Celli. Non di altro. Noi continueremo a farlo. In tutte le sedi. Ci pare invece che anche oggi un po' tutti si siano diligentemente impegnati a parlare, o a chiacchierare, di altro.



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