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POLEMICHE SU PORTA A PORTA: VESPA É CAMPIONE, NON VITTIMA, DELLA CENSURA

25 novembre 1999

Dichiarazione di Daniele Capezzone, responsabile informazione dei radicali:

Roma, 25 novembre 1999

Con zelo francamente degno di miglior causa, tutta la politica italiana discute ininterrottamente, da quasi ventiquattr'ore, di una puntata di "Porta a porta" che non andrà in onda. Non andrà in onda -occorre chiarirlo subito, a scanso di equivoci- per una decisione stupidissima, prima ancora che gravissima, da parte della Rai.
Detto questo, però, tutti i solerti difensori della libertà di informazione che si stanno manifestando in queste ore a tutela del "Vespa censurato", farebbero bene ad esprimersi sulle puntate di "Porta a porta" che sono state regolarmente trasmesse in tutti questi anni, e che hanno costituito -nel più totale disinteresse, anzi con la complicità attiva di chi oggi si straccia le vesti- il luogo per antonomasia del sequestro del diritto dei cittadini ad essere correttamente e completamente informati.
Un po' di cifre? In meno di un anno e mezzo, dal 1± gennaio '98 alla fine di maggio del 1999, gli esponenti del PPI sono intervenuti 45 volte; il solo Franco Marini per 18 volte, più di una volta al mese; Bertinotti 15 volte; Bossi 14 volte; Casini 12 volte; Manconi 9 volte; Cossutta 8 volte;
Mastella 7 volte; nello stesso periodo, Marco Pannella e la Lista Pannella non hanno avuto diritto di parola nemmeno una volta, nemmeno per un secondo. Negli ultimi 4 anni, dall'inizio del 1996 fino ad oggi, i radicali italiani sono apparsi nel salotto di Vespa in tutto per 5 volte, l'ultima delle quali più di due anni fa. E la storia prosegue: nei primi cinquanta giorni della nuova stagione di "Porta a porta", siamo ancora inchiodati allo zero assoluto, contro, tanto per fare qualche esempio, il 31,3% di presenza dei DS, l'8,9% dei comunisti di Cossutta, e, tanto per cambiare, il 20,3% già accumulato dal PPI.
E tutto questo è avvenuto -è bene sottolinearlo- riducendo a carta straccia gli obblighi di correttezza e completezza dell'informazione sanciti dalle leggi, dalla Convenzione, dal Contratto di servizio, e addirittura ridicolizzando due delibere della Commissione parlamentare di vigilanza, al cui giudizio, peraltro, Vespa ha incredibilmente affermato, la scorsa settimana, di ritenersi sottratto.
Vedremo presto -anche e soprattutto in Commissione di vigilanza- se tutti quelli che oggi gridano alla censura essendosi sdraiati per anni sui divani di Vespa, e preparandosi a continuare a farlo anche per il futuro, sapranno pronunciare almeno una sillaba anche su questo.



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