Intervento di Marco Pannella su il "Corriere della Sera", 11 novembre 1999 pag. 7
Caro Direttore,
la produzione e l'offerta di droghe, vere o pretese, o di veleni, è la conseguenza obbligata, prevista e previsibile, inevitabile, dell'ideologia proibizionista, e delle politiche che ne sono animate.
E' questa la prima, fondamentale, sufficiente causa del flagello delle cosiddette droghe proibite, che distrugge intere società e Stati, e da l'assalto alla vita stessa di masse sempre più estese del mondo.
Le "nuove" droghe - che incessantemente compaiono come tali ormai da molti decenni - non sarebbero nemmeno immaginate, concepite, prodotte, immesse nel mercato, offerte, promosse, imitate, adulterate, e - quindi - richieste e consumate: sono il prodotto del regime proibizionistico, e dei suoi sostenitori, infernale prodotto per il quale spetta loro un copyright esclusivo. Le "vecchie" droghe, uscite dal girone infernale delle proibizioni, come l'alcool, e tanti psicofarmaci, malgrado costituiscano ancora "bisogni indotti" dalle più massicce, costanti, sofisticate campagne pubblicitarie, non costituiscono flagelli anche lontanamente commensurabili.
Delle manifestazioni "peggiori" dei nazicomunismi e dei fondamentalismi clerico-fascisti di questo secolo si conviene, in genere, che fossero espressioni folli e idiote della storia umana. Il proibizionismo e i proibizionisti non lo sono di meno.L' "avvento", (tutto mediatico, per fortuna) dell'ecstasy ne è la riprova.