Radicali.it - sito ufficiale di Radicali Italiani
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali Italiani
cerca [dal 1999]


i testi dal 1955 al 1998

  RSS
sab 21 set. 2024
  cerca in archivio   NOTIZIE
EMMA BONINO AL CORRIERE: « PATTI CHIARI E POTREMMO ENTRARE NEL GOVERNO»

23 ottobre 1999

"Radicali pronti al compromesso, ma chiediamo scelte nette su referendum, economia e giustizia"
L'ex commissario Ue critica la gestione della crisi: solo battaglie sui ministeri, nessun cenno ai programmi. Non si rilancia l'esecutivo scambiando Melandri con Pivetti...

Intervista a Emma Bonino su "Il Corriere della Sera"sabato 23 ottobre 1999 pag.3di Massimo Gaggi

Alle Regionali ci faremo sentire: in Veneto ci danno al 10 per cento. La strategia di annullamento verso di noi è riuscita solo in parte, puntiamo a raddoppiare i voti. Pannella teme che il regime voglia salvarsi ricorrendo al Cavaliere. Ha la statura giusta per guidare le Regioni-Stato del futuro, Galan invece no

ROMA - "La crisi? Mai vista una situazione politica gestita in modo così autoreferenziale: centrosinistra con o senza trattino, battaglie sui ministeri. E nulla, assolutamente nulla sui programmi. Poi si lamentano perché i voti non arrivano. Ma perché la gente dovrebbe andare a votare? E come pensano di rilanciare il governo e la coalizione? Sostituendo la Melandri con la Pivetti o Livia Turco con Silvia Costa?".

Infilata in un elegante tailleur grigio, farfalla di madreperla sul bavero, Emma Bonino racconta come una protagonista della politica vive una crisi politica dalla quale i politici - si tratti di bipolaristi convinti o di nostalgici della proporzionale - la tengono accuratamente fuori.

Ma voi radicali siete stati tagliati fuori o vi siete in qualche modo autoesclusi ponendo condizioni non facili da accettare tanto per la destra quanto per la sinistra, a partire dal sì ai vostri referendum?

"Non si può dire che noi ci autoescludiamo solo perché scegliamo di non tapparci le orecchie. Pannella accusa Berlusconi di essere culturalmente e strutturalmente dalemiano e D'Alema berlusconiano. Un po' ossessivamente ricorda che fummo i soli a denunciare in passato che 10 milioni di elettori votavano Andreotti contro Berlinguer e 10 milioni Berlinguer contro Andreotti per poi essere, in 20 milioni, ingannati e "concentrati". Dobbiamo per questo restare isolati? Niente affatto. Anzi, siamo pronti a qualsiasi compromesso, purché trasparente ed ufficiale sulla base della riforma federalista, liberale, liberista, libertaria, "americana" tratteggiata nei 50 quesiti referendari da noi depositati negli ultimi anni".

La politica del "tutto o niente" difficilmente pagherà. Voi avete un patrimonio di consensi politici - quelli raccolti alle recenti elezioni europee - da amministrare e un problema di visibilità. Lei non è più commissario a Bruxelles. Cacciari auspica una maggioranza allargata ai radicali. Se D'Alema le chiedesse di entrare nel governo promettendo un impegno su qualcuno dei temi referendari cosa risponderebbe?

"Noi siamo pronti a discutere, ma sui contenuti. Abbiamo un tavolo di trattativa trasparente basato su un programma politico che porta la firma di ottocentomila persone. Ci dicano cosa vogliono portare avanti delle riforme che proponiamo; ci dicano quale linea risulterà rafforzata nel nuovo governo, se quella più liberale di Amato o quella più dirigista di Salvi. Ci dicano cosa vogliono fare sulla giustizia. E poi vedremo: tutto è possibile, anche i radicali al governo. Sappiamo bene che la politica è una cosa dinamica: se tiri un filo... Ma ci deve essere almeno un filo che si muove. Qui, invece, la mia sensazione è che sinistra e destra siano ugualmente impegnate a rifiutare il confronto col nostro programma liberista ed antipartitocratico. Regaleremo ai due poli il simbolo che ben rappresenta la loro politica: non un asinello, ma uno struzzo. Peccato".

Eppure qualcosa sembra muoversi. In vista delle elezioni suppletive - a fine novembre si vota in cinque collegi nei quali il centrosinistra parte in vantaggio - sono in molti a pensare che il Polo verrà a bussare alla vostra porta per chiedere una trasfusione di consensi.

"Le posso assicurare che qui finora non si è fatto vivo nessuno. Con D'Alema ci siamo lasciati il 2 luglio quando mi spiegò che, per l'Europa, Monti era meglio e che per i referendum ci avrebbe fatto sapere. Poi disse no anche a quelli perché Cofferati e Berlusconi erano contrari. Con Berlusconi non ci sentiamo dal 10 luglio: un pranzo a Strasburgo".

Ma in queste settimane avete proposto al Polo di sostenere la candidatura di Giuliano Cazzola per il collegio elettorale di Bologna.

"Sì, ma qui al partito radicale i telefoni non hanno mai squillato. Abbiamo parlato solo con Cazzola. Poi il Polo ha preferito Tura, un illustre ematologo di Curia,cattolico-democristiano che viene schierato contro Parisi, eredi di Prodi, che in Europa è il referente di Berlusconi, come D'Alema a Roma. Temo che non basteranno preghiere ed esorcismi dell'amico Don Gianni Baget Bozzo, ieri cappellano socialista oggi berlusconiano, per salvarci da sciagurate avventure".

Col Polo siete durissimi. Anche Pannella di recente ha riservato a Berlusconi le staffilate più violente, mentre di attacchi a D'Alema non se ne sentono quasi più...

"Ma no, è che D'Alema è quello che è. Da Berlusconi ti aspettavi invece altro, visto che è nato con aperture liberali, sia pure tra mille contraddizioni. E poi, guardi. Pannella e Berlusconi sono stati sinceramente amici; e chissà che in cuor loro non lo siano ancora. Ma in tutti questi anni non abbiamo mai fatto un accordo elettorale o referendario col Polo. Certo, oggi Pannella teme - e lo dice - che il regime tenti di salvarsi ricorrendo a Berlusconi".

Un segnale di disgelo a sinistra è il vostro appoggio alla candidatura Cacciari nel Veneto.

"E un appoggio ipotetico. Da ieri, in verità, un po' meno: avevamo ammonito il Polo berlusconiano a non costringerci ad una scelta tra il presidente uscente Galan e la candidatura ulivista di Cacciari. Quasi i due terzi dei nostri elettori del Nord-Est risultano propensi a votare Cacciari piuttosto che Galan; quasi un terzo degli elettori di Forza Italia, anche. Noi li comprendiamo bene. Ci hanno votato - e il 13 giugno siamo risultati il secondo partito del Nord Est - perché radicalmente alternativi al sistema di potere bipolare che infesta l'Italia dal 1947. I prossimi presidenti delle Regioni dovranno essere dello stampo dei presidenti delle piccole e medie nazioni europee o degli stati degli Usa o non serviranno che a proseguire il passato, la putrefazione. Cacciari - che pure rappresenta suo malgrado il blocco sociale che domina in Italia da 80 anni - può avere quella statura, Galan no. Ebbene, Berlusconi e i suoi due scudieri ieri hanno annunciato che i loro candidati nelle Regioni del Nord saranno Formigoni, Ghigo e, appunto, Galan".

Ma, caso Cacciari a parte, voi alle Regionali resterete alla finestra o vi impegnerete attivamente?

"Certamente non ce ne andremo in vacanza ai Caraibi: alle elezioni ci faremo sentire, eccome. Hanno cercato di svuotarci in tutti i modi ma il sondaggio pubblicato l'altro giorno da Ilvo Diamanti mostra che in Veneto raccogliamo il dieci per cento dei consensi. Insomma la strategia di annullamento nei nostri confronti è riuscita solo in parte. Alle elezioni ci saremo: non so ancora come - se direttamente o indirettamente, con quale formula organizzativa, tutte cose di cui discuteremo nei prossimi giorni - ma ci saremo".

Ritiene possibile ripetere l'"exploit" di giugno della lista Bonino?

"Se è per questo speriamo di raddoppiare i consensi. Certo siamo assediati e oscurati. Se non vendiamo Radio Radicale per comprare spazi di comunicazione... Gli ultimi dati del Centro d'ascolto sul comportamento della Rai dal primo settembre ad oggi - cinquanta giorni per noi cruciali con la consegna di 16 milioni di firme per i nostri referendum - dicono che la presenza dei radicali nei tg ha superato appena l'uno per cento. Nelle cosiddette trasmissioni di approfondimento abbiamo collezionato un bello zero assoluto".

Sindrome dell'accerchiamento?

"L'accerchiamento è nei fatti, ma pensiamo di farcela comunque perché il nostro programma è uno strumento formidabile: è una rivoluzione mentale, sociale, del modo di lavorare che non sarà maggioritaria, ma che una grossa parte del nostro Paese sente profondamente. La peculiarità della nuova "tornata" referendaria è proprio quella di corrispondere, oggi, ad una situazione sociale, economica, istituzionale, oggettivamente e letteralmente esplosiva".

Com'è cambiata la sua vita con la fine dell'esperienza di commissario europeo e il ritorno in queste sale un po' polverose di Torre Argentina?

"Non rischio certo di annoiarmi. Tra referendum, campagne contro la pena di morte e gli altriimpegni che mi prendo, da brava stakanovista-doverista, sono sempre in giro: non ho mai viaggiato tanto come negli ultimi tre mesi. Certo, non ho più un ruolo istituzionale, ho meno gente che lavora con me, meno soldi, meno strutture. Qualche giorno fa sono andata a New York. Il partito mi ha prenotato un albergo. Economico, come nel nostro costume. Non per un pauperismo che non ci appartiene ma proprio perché di soldi ne abbiamo pochini. In aereo ho incontrato l'ambasciatore Fulci che gentilmente si è offerto di accompagnarmi a questo hotel. Gli ho dato l'indirizzo e lui,inorridito: "Ma questo posto è ad Harlem!"".

Come funziona ora il rapporto tra un ex commissario Ue ed un Pannella che per la prima volta, un anno fa, ha subìto una malattia che ha intaccato il mito della suainvulnerabilità?

"I guai che ha dovuto superare non hanno cambiato Marco. Semmai ne hanno moltiplicato l'ansia di vivere. Nemmeno io sono cambiata. Dopo Bruxelles forse ho più coscienza di me. Il rapporto è il solito: fantastico e difficile, come è sempre stato per 25 anni".



IN PRIMO PIANO







  stampa questa pagina invia questa pagina per mail