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EMMA BONINO: PERCHE' MARIO PIRANI SBAGLIA

26 settembre 1999

Intervento di Emma Bonino su "La Repubblica" di sabato 25 settembre 1999 pag.14

Discutere con Mario Pirani è stimolante anche quando Pirani ("la Repubblica" del 13 e 20 settembre) sembra polemizzare con la politica radicale per partito preso.
Provo ad argomentare per punti.
E giusto promuovere un progetto politico per via referendaria? Pirani non potrà negare che il sistema dei partiti e la sua espressione parlamentare hanno ormai dimostrato di non riuscire a produrre le riforme (istituzioni, sanità, mercato del lavoro, mass media) necessarie per un Paese del grado di sviluppo dell'Italia.
In questa situazione, per noi radicali (quando crediamo di interpretare la volontà dei cittadini) ricorrere al referendum, con il verdetto del voto popolare a data certa, è una delle poche strade aperte per fare politica: per portare in discussione un tema sentito dall'opinione pubblica, ma evitato dai partiti; per dare al Parlamento un termine di alcuni mesi entro cui legiferare in materia.
E veniamo alla proposta riguardante la Sanità, che allarma Pirani. Cerchiamo di intenderci: oggi c'è un Servizio sanitario nazionale che tutela tutti, ma le cui prestazioni sono molto diseguali.
Di fatto, chiunque voglia (e possa) si cura a proprie spese al di fuori del Servizio. Il che è un diritto. Col referendum chiediamo che ognuno spenda una quota del proprio reddito per tutelare la propria salute, e che possa scegliere se versare questa quota nel Ssn o usarla per assicurarsi in via privata.
Pirani sostiene che così il Ssn, privato delle entrate dei cittadini che lo rifiutassero, non sarebbe più in grado di tutelare gli altri, "i vecchi, i poveri, ecc. ecc.". Ma dove sta scritto? La tutela della salute dei meno abbienti è tra i doveri sociali dello Stato, come le pensioni sociali, i servizi pubblici a tariffa agevolata e così via.
Ma Pirani ammetta che il cittadino che esercita il diritto di curarsi come crede, e non ricorre al Ssn, è soggetto oggi ad un doppio balzello: paga un servizio che giudica inadeguato e paga le parcelle private.
Pedaggio che può essere sostenuto dai più ricchi e non dai più poveri. Lo Stato dovrebbe finanziare comunque un eccellente Ssn. Altrimenti sarebbe come se non finanziasse più i traghetti per le isole soltanto perché i più ricchi ci vanno in yatch.
Si tassino tutti proporzionalmente e, se necessario, per finanziare il Ssn si ricorra alle entrate pubbliche.
Crede davvero Pirani, infine, che si possa parlare, come ha fatto, di campagna referendaria da respingere in blocco, senza esaminare i venti quesiti, visto che ciascuno riguarda un problema italiano a detta di tutti urgente, ma che il Parlamento non affronta?



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