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PANNELLA: "L'OPPOSIZIONE SOCCORRE D'ALEMA"

11 settembre 1999

Il leader radicale a tutto campo. "I referendum terrorizzano desta e sinistra. An sta facendo marcia indietro sul finanziamento pubblico".

Intervista a Marco Pannella pubblicata da: "La Nazione", "Il Resto del Carlino", "Il Giorno", sabato 11 settembre 1999 pag.1,4

Di Iuri Maria Prado

Marco Pannella al telefono è un torrente in piena che si abbatte su tutto, dai referendum alla missione Arcolbaleno. La nuova stagione radicale non risparmia nessuno.

- Com'è che nel giro di pochi mesi siete passati da una visibilità pressoché inesistente a questa di oggi, imparagonabile? Forse significa che

"Significa che una 'certa' Italia, diversa da quella al potere, sta scoprendo se stessa. Ma è una situazione di rischio: il rischio che, a questo punto, si pensi che in Italia c'è legittimità e agibilità democratica, e che il nostro successo ne sia la prova. Ma non è vero: noi siamo la dimostrazione che non c'è questa legalità, perché noi abbiamo dovuto impegnare il nostro patrimonio e spendere molto danaro per ottenere ciò che in ogni Paese è riconosciuto e tutelato come diritto ad ogni forza politica. Ma noi non possiamo continuare a spendere miliardi (anche perché non li abbiamo) per 'garantire' la democrazia in Italia ".

- Non so se vi abbiano mai chiesto se quei soldi li avete spesi bene?

"La maggioranza assoluta degli elettori del Polo è favorevole alle nostre proposte referendarie e liberiste, come molta parte degli elettori dell'Ulivo: vengono in centinaia di migliaia a firmare ai nostri tavoli. Sono le burocrazie, i vertici dei 'Poli' che semmai se ne lamentano, che ci temono e li temono".

- Anche il Polo 'teme' questi referendum?

"Legittimamente. Ha ragione Mussi quando dice che noi proponiamo un 'programma' di governo. E' un programma alternativo e di alternativa: di alternativa a 'questa' Destra così simile a 'questa' sinistra e viceversa, come abbiamo scritto in una lettera aperta a Berlusconi pubblicata (sempre a pagamento) dal Foglio di Giuliano Ferrara".

- E come risponde Berlusconi?

" Risponde in modo coerente. Non voleva Emma Bonino al Quirinale, non ha nemmeno fatto finta un istante di voler render omaggio alla volontà popolare. Poi si è messo d'accordo con Prodi, con D'Alema e con Marini per cacciarla da Bruxelles.
Già in campagna elettorale diceva che la Lista Bonino era una 'truffa' e nemmeno venti giorni dopo diffondeva sondaggi falsi che ci davano al 2%. E ora, sui referendum si comporta con lo stesso rigore, con la stessa coerenza: si è concesso la libertà di non firmarli e non li ha firmati".

- C'è chi consiglia a Berlusconi di ripensarci.

"C'è in questo senso un importante articolo di Giuliano Ferrara su Panorama: si tratta di un'autocritica intelligente e coraggiosa, da apprezzarsi, ed è la dimostrazione che ce la stiamo facendo. Ma la vera battaglia comincia ora".

- La Corte Costituzionale, immagino, che dovrà dichiarare l'ammissibilità di quesiti. E' sulla Corte Costituzionale che dovrete dare battaglia?

"Sì, bisogna 'legalizzarla', questa è la grande battaglia. La battaglia contro questa cupola della mafiosità partitocratica".

- Bè il carattere 'politico', e perciò illegale, delle sentenze della Corte Costituzionale sui referendum è stato riconosciuto e denunciato addirittura da qualche ex presidente della Consulta, e anche da politologi e giuristi sicuramente non vostri 'amici'. Per la Corte Costituzionale potrebbe essere più difficile, oggi, comportarsi allo stesso modo.

"C'è una contraddizione di sistema. La Corte Costituzionale avrà più difficoltà a violare la legge e la dignità civile degli italiani, ma mai, ripeto mai, mai come oggi ha necessità di farlo. Classe politica e Corte Costituzionale hanno grandissimo bisogno di illegalità, di non-legge, proprio perché oggi potrebbe prevalere la legalità, la legge".

- E' un problema che voi denunciate da sempre, quello della legalità. In Italia sembra ridotto a Tangentopoli, a Mani pulite, al modo di 'uscirne'

"E' lo stesso problema. In Italia si trattava di offrire il Caf, Craxi, Andreotti e Forlani, come vittima sacrificale, ma loro sono il Caf di oggi".

- Loro chi?

"La cosca politica vincente, la parte corleonese della partitocrazia. Della 'fine' di Mani pulite si può dire questo: che è finita dal momento in cui dall'azione 'rozza e imprevista' di Antonio Di Pietro si è passati ad un'azione volta ad alleare il partito dei giudici di potere alla partitocrazia 'corleonese', la vincente. Tutti addosso a quelli come Citaristi e salvezza per i segretari politici. D'Alema e Tatarella, per esempio, hanno goduto di prescrizioni perché la magistratura ha contestato solo il finanziamento pubblico e non tutto il resto (corruzione, concussione e reati associativi). Non hanno compiuto gli atti istruttori necessari ad evitare la prescrizione".

- A proposito di finanziamento pubblico: un vostro referendum ne ripropone l'abrogazione, e anche Alleanza Nazionale

"Alleanza Nazionale non è mai stata e non è davvero contro il finanziamento pubblico, sta già facendo marcia indietro".

- Ma il referendum che hanno promosso? Le firme che hanno raccolto?

"Ieri Gianfranco Fini si è dichiarato disposto a tornare al regime precedente, quello sulle ottocento lire E anche sulla legge elettorale Fini è dispostissimo a transigere con un accordo antireferendario in Parlamento".

- Cambiamo completamente discorso. Pannella. Situazioni 'quasi domestiche' come quella in Kosovo, o senz'altro lontane come quella a Timor Est richiederebbero mobilitazioni più tempestive, più efficaci, sia da parte delle organizzazioni internazionali che da parte degli Stati

"Noi radicali come al solito siamo stati i primi a mobilitarci. Noi chiediamo che al Segretario Generale delle Nazioni Unite sia attribuito un potere di intervento autonomo, a superamento dei veti, come è previsto che accada in fattispecie diverse tipo il cataclisma. Ma non si arriverà a soluzioni efficaci senza che siano condivise iniziative già importantissime, da noi promosse, come la effettiva istituzione della Corte Internazionale Penale "

- E' un argomento vasto. Merita altro spazio. Certo il dibattito italiano, come al solito, sa di provincia anche intorno a queste faccende. Per esempio: in presidente del consiglio che fa retorica sulla 'generosità' italiana in Kosovo non risulta un po' inadeguato? Non dovrebbe replicare con tono diverso a chi gli imputa inefficienze e trascuratezza nell'operazione cosiddetta Arcobaleno?

"Dovrebbe. Ma è aiutato, nel venir meno a certi doveri di un capo di governo, da un'opposizione che a sua volta è strumentale e demagogica. Della Missione Arcobaleno, e delle sue possibili disfunzioni (che noi denunciavamo) nessuno parlava più: non certo questa opposizione. Di fatto, il governo non riconosce che in Italia, se si vuol fare qualcosa, bisogna pagare il dazio all'inefficienza italiana, l'inefficienza dell'amministrazione che non vuole riformarsi. E per una volta debbo dire che il volontariato avrebbe fatto meglio".

- Governo e Opposizione sono dunque di due demagogie opposte, ma al governo e alla maggioranza non completerebbero obblighi ulteriori?

"Ripeto, D'Alema sarebbe aiutato a tenere una posizione diversa, e quindi a rendere conto del proprio operato, e a rispondere alle proprie inefficienze, anche nel caso della missione Arcobaleno, se un'opposizione diversa non sfruttasse queste occasioni per far finta di contrastare una maggioranza con cui cerca l'accordo a tutti i costi".

- Non posso chiudere senza un'impressione sul 'caso Tortora'. E' un caso almeno politicamente irrisolto, se il film con Placido solleva queste polemiche.

"Il film non l'ho visto, ma posso dire questo: che ancora una volta non è chiara la 'eccezionalità' di quel caso e dell'uomo Enzo Tortora. Quella eccezionalità non stava nell'ingiustizia, che non è eccezionale, ma nella lotta politica che lui, Tortora, con noi, ritenne di dover cominciare e proseguire. Del Tortora presidente radicale, leader radicale, parlamentare radicale, non si parla".



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