Le dichiarazioni del Procuratore antimafia Alberto Nobili e quelle odierne del Procuratore aggiunto di Milano Ferdinando Pomarici, fotografano una situazione che solo gli accecati dall'ideologia proibizionista, o - peggio ancora - dall'immobilismo delle burocrazie al potere, possono continuare ad ignorare: il proibizionismo sulle droghe è alla base non solo delle morti di centinaia di persone ogni anno, ma anche della fiorente criminalità che in esso trova una delle principali fonti di sostentamento.

La condanna degli eroinomani al crimine, alla marginalità, alla violenza, all'AIDS e alle morti per overdose rappresenta il lato più tragicamente evidente del fallimento delle attuali politiche.

Di fronte a ciò, è paradossale che l'intenso confronto estivo sui temi della criminalità non abbia fatto riferimento alla diffusa illegalità dei tossicodipendenti costretti a ciò dalla necessità di acquistare nel mercato clandestino - questo sì libero - la dose necessaria per la loro dipendenza.

La somministrazione controllata ai dipendenti cronici da eroina rappresenterebbe una misura ragionevole ed efficace, come dimostrato dalle esperienze europee, ed in particolare la consolidata esperienza svizzera.

Di fronte ad un governo di "cosiddetta sinistra" che, sulla droga, ha finora confermato le politiche reazionarie e criminogene (ideologicamente difese dai soliti "crociati" della destra), e che ha potenziato i vari apparati burocratici che vivono di rendita sul business dell'anti-droga, l'alternativa passa ancora una volta per le lotte nonviolente radicali.

In particolare da fine ottobre riprendono, purtroppo con i tempi della giustizia italiana, i processi sulle disobbedienze civili di militanti e dirigenti radicali, tra i quali Marco Pannella.