Da mesi, con un crescendo wagneriano, non passa giorno senza che il dibattito e lo scontro politico sulla Riforma italiana (chiamiamola come pare meglio: del welfare, liberale e liberista), sulle pensioni, sulla disoccupazione, sull'impresa in crisi, riempiono le pagine politiche dei quotidiani e le cronache del potere.

Ma i veri "mass media", le televisioni del duopoplio di regime, RAI-TV e Mediaset, evocano questi nodi della vita del paese e della generalitĂ  dei cittadini all'interno della nauseante valanga di cronaca nera, rosa o sportiva.

Questa "informazione" di regime equivale a quella dei "telefoni bianchi" del cinema del periodo fascista.L'essenziale è non parlare seriamente di politica, non disturbare i manovratori del sistema, impedire che la gente possa comprendere, valutare, partecipare."Qui non si fa politica, si lavora" è la politica che viene imposta.

Così i referendum, colpevoli di dare uno sbocco democratico alla palude della politica ufficiale, di sinistra, di centro, di destra, alla conservazione del sistema partitocratico, di conferire al popolo la risposta ai problemi in putrefazione, in quanto tali sono tabù.Sono vietati. Tremila Comuni italiani, in totale, hanno raccolto zero firme, dicasi zero, sui venti referendum radicali, mentre in quegli stessi Comuni le sole Liste Bonino hanno riscosso ottocento mila voti, e dai sondaggi sono valutati a oltre 8 milioni gli italiani che affermano di volerli firmare."