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QUAL'E' L'ALTERNATIVA AI REFERENDUM?

22 agosto 1999

Intervento di Marco Pannella pubblicato su "Il Messaggero" di domenica, 22 agosto 1999 a pag. 6, su due colonne a destra della pagina con il titolo "PANNELLA: PERCHÉ QUESTI REFERENDUM PORTANO ALLE ELEZIONI"

C'è un'alternativa a questi venti referendum liberali, liberisti, antipartitocratici, antiregime? Quale?Poiché dovremmo ancora raccogliere in un paio di settimane al massimo più firme (7 milioni) di quante non ne abbiamo raccolte (5 milioni) in mesi, fra poco questi referendum potrebbero essere già scomparsi, sepolti nel cimitero di speranze della nostra vita civile. Vale la pena, quindi, chiederselo, pur mentre siamo spasmodicamente tesi a salvarli.

I vertici dell'Ulivo non potevano certo sostenerli. Questi venti referendum sono un pericolo mortale per il poderoso blocco sociale, oggi disperatamente conservatore, che domina l'Italia da ottanta anni e di cui l'Ulivo, i suoi vertici, come cultura e struttura, sono espressione obbligata. Ce ne spiace, certo. Ma, in definitiva, peggio per loro: la maggioranza degli elettori ulivisti vogliono, sperano, sono altro. Come e ancor più che ai tempi del divorzio, dell'aborto, della "giustizia giusta", della denuncia e della resistenza antipartitocratica, del "compromesso storico", dell'unità nazionale, del centro-sinistra di Andreotti e Berlinguer, del "caso Tortora", con Pierpaolo Pasolini e Leonardo Sciascia contro mafie e antimafie distruttrici dello Stato di Diritto, della giustizia, della libertà. Sempre più questi elettori si astengono, o cominciano a votare "Lista Emma Bonino".

Resta da comprendere perché mai anche Silvio Berlusconi stia manifestamente sul greto del fiume attendendo di veder passare il cadavere referendario, liberale, liberista, antipartitocratico, democratico. Berlusconi ha già operato - a tener conto solo degli ultimi mesi - per impedire l'elezione di Emma Bonino a Presidente della Repubblica, ha concorso in modo determinante a farla cacciare da Bruxelles, in intesa con D'Alema e Prodi (niente di nuovo, come sulla ormai sgangherata storiella dell'accordo sulle "regole"!). La sua Mediaset ha di gran lunga battuto l'indecente RAI-TV in ostracismo e disinformazione contro i radicali, e contro i referendum.

I leader del Polo divagano in chiacchiere, ma sanno, benissimo, che i referendum possono essere assicurati in questi giorni, o mai più; e che i loro obiettivi (se fossero convocati) sarebbero assicurati entro sette/otto mesi; mentre al Parlamento occorrerebbero, al minimo cinque anni. Ora si ritentano - in realtà - con pari ipocrisia - operazioni come quelle or ora ricordate. "Ma perché mai?", si fa mostra di chiedersi.

Questi referendum spazzerebbero via la democristianizzazione della politica bipolare di marca FI-PDS (e PDS-FI!), e reimporrebbero al centro della lotta politica e sociale italiana (e europea) la riforma "americana" delle istituzioni, della politica e dell'economia. Porterebbero, molto probabilmente, alle elezioni anticipate (al fine di ritardare di un anno la prova referendaria) a primavera del 2000, che non potrebbero svolgersi che sotto il segno della remissione all'elettorato, al popolo, della scelta delle "regole" contrapposte, liberali o partitocratiche, bipartitiche o bipolari, liberiste o "miste", in realtà corporativiste, come le attuali. Anziché continuare a lasciarla all'ideologia inciucista dei capi. E' per questo che questi referendum non s'hanno da fare. Perché nulla cambi, soprattutto l'assetto di potere.

L'alternativa ai referendum, dunque, c'è. Tentano di guadagnarla, i vertici dell'Ulivo e del Polo, del Sindacato e di gran parte della Confindustria, contro le attese di tutte le rispettive "basi" sociali. Questa alternativa - che c'è -ai referendum ha un solo nome: conservazione a tutti i costi del regime, e dell'oligarchia che lo regge.

La posta in gioco è enorme. Vinceremo; e vinceranno le "basi", divenendo il fondamento, le fondamenta della alternativa, della Rivoluzione liberale, dell'ascesa al potere del nuovo "Terzo Stato".Non si raccoglieranno - al contrario - in questi giorni le firme necessarie? Vinceranno, insieme, D'Alema e Berlusconi, Fossa, Agnelli e Romiti con Cofferati, D'Antoni e Larizza. Cioè: il regime.Il "nuovo" Presidente dei Senatori del PDS, Gavino Angius, contro i venti, ha lapidariamente sentenziato: "Si tratta del più grave attentato contro la libertà e i diritti dei lavoratori da cinquant'anni".Quando da tale pulpito ci viene tale predica liberale e democratica, ci sembra di esser tornati, in effetti, al 1949. All'incirca quando, dalle colonne di "Rinascita", tale Roderigo di Castiglia (al secolo Palmiro Togliatti), a proposito di Ernesto Rossi e di Mario Pannunzio, di Nicolò Carandini, e di altri padri radicali, si dilettava a evocare Goebbels e Hitler, Mussolini e Farinacci. Sempre, beninteso, "in difesa della libertà e dei diritti dei lavoratori" italiani, oltre che russi e del mondo intero. Si ricomincia, Angius?

Ma l'Italia, oggi, è altra: per essa sono Hitler e Stalin, Mussolini e Togliatti ad esser le due facce della stessa medaglia che l'amico Angius deve essersi dimenticato di togliersi dal risvolto della giacca. Il regime partitocratico è il loro erede, o il loro prodotto. Come i comunismi e i fascismi di potere, anche la partitocrazia ha fatto il suo tempo.Con i venti referendum liberisti e liberali si potrà positivamente raccogliere il suo "potere", decaduto, putrefatto. Altrimenti saranno altri a assicurare non una alternativa, ma una "alternanza", tutta interna al moto pendolare fra l'una e l'altra micidiale espressione della non-libertà, di destra o di sinistra che siano; non già annuncio di un migliore avvenire, ma ingombranti macerie del passato.

Il 2/ 3 /4 settembre vi sono i nuovi, e ultimi referendum days. Dobbiamo raccogliere in quei tre giorni quanto abbiamo raccolto in due mesi.Di nuovo puntiamo ad un miracolo civile italiano. Come al tempo del divorzio. Se riesce, la vittoria avrà molti "padri" abusivi. Se non riesce, la paternità della sconfitta sia certa e chiara.



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