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TESTO DI CONVOCAZIONE DELL'ASSEMBLEA DEI MILLE

30 gennaio 1999

RADICALI: COMITATO PROMOTORE DELL'ASSEMBLEA DEI MILLE PER LA RIVOLUZIONE LIBERALE E GLI STATI UNITI D'EUROPA



Roma, 30 gennaio 1999



Cara/caro ,



Il 5-6-7 marzo ti invitiamo all'Assemblea nazionale per la rivoluzione liberale e gli Stati Uniti d'Europa (l'assemblea inizierà il 5 alle ore 18, all'Hotel Ergife). Ti chiediamo di risponderci subito, perché l'assemblea si terrà se, e solo se, saremo almeno in mille ad esserci impegnati, entro il 20 febbraio, a partecipare. Consideriamo infatti i "mille" una dimensione minima necessaria persino per poterci "trovare a discutere" della lotta per l'affermazione del diritto e della legalità in Italia.



Noi crediamo sia possibile farcela, e per quella lotta siamo disposti a riconvertire le energie e le risorse della "area radicale". Le prossime settimane e mesi vedono una serie di scadenze politiche decisive. Referendum elettorale, nuova legge sul finanziamento pubblico, elezione del Presidente della Repubblica, elezioni amministrative ed europee: da questi passaggi il regime illiberale può certamente uscire vittorioso o rafforzato. A meno che nel Paese sappia organizzarsi una vera alternativa, che aggreghi forze sociali nuove per realizzare la rivoluzione liberale, antipartitocratica e antiburocratica.



Le nostre battaglie per la certezza del diritto, per la riforma "americana" delle istituzioni (per il presidenzialismo, il federalismo europeo, il bipartitismo) e liberista (per il mercato, le libertà di lavoro e di impresa), convergono sempre di più con gli interessi del blocco sociale, ormai maggioritario, dei produttori, del ceto medio imprenditoriale, dei milioni di "partite IVA", ma anche dei disoccupati e dei lavoratori "in nero". Proprio per questa ragione i ceti burocratici e parassitari hanno dovuto, per rimanere ceti "dominanti", annullare gli strumenti della nostra lotta. Il diritto al referendum è stato negato o concesso ai cittadini dalla Corte Costituzionale a seconda di come meglio era servito il potere, invece che il diritto. La semplice conoscenza delle nostre proposte è stata impedita dalla censura costante e documentata, tanto che il Presidente della Commissione Parlamentare di Vigilanza sulla RAI ha denunciato il "genocidio politico-culturale" dei radicali.



L'annientamento delle nostre iniziative, delle nostre proposte e delle nostre storie, è anche il segno della nostra forza nello scuotere le fondamenta del regime italiano. E' la rappresentazione di quanto sia vitale, per i potentati dei partiti e delle corporazioni, delle televisioni e dei magistrati, la violazione sistematica di ogni legalità. Violarla attraverso lo sfascio della giustizia civile, le 200.000 leggi incomprensibili e contraddittorie, le condizioni di irresponsabilità alle quali sono obbligati i magistrati, il disordine costituito delle istituzioni e della politica.

VOGLIAMO ESSERE IN MILLE PERCHÉ RITENIANO CHE QUESTA DIMENSIONE MINIMA, STRAORDINARIA PER L'AREA RADICALE ITALIANA, SIA UN REQUISITO ESSENZIALE PER FARSI CARICO DI DECISIONI AMBIZIOSE, CHE NON SIANO DI MERA SOPRAVVIVENZA, CONTINUITA E PRESERVAZIONE DEL PATRIMONIO STORICO E POLITICO DELL'AREA RADICALE. Il "da farsi", questa volta, non può essere solo quello di chi finora ha fatto e sta facendo, sui referendum, sul tribunale penale, per l'abolizione della pena di morte nel mondo, sull'antiproibizionismo, contro il finanziamento pubblico ai partiti



Oggi quello che hanno fatto e che continuerebbero a fare, per strada o alla Commissione europea, i "radicali" - quelli del Partito Radicale, di Radio Radicale, di Agorà Telematica, di Nessuno Tocchi Caino, di Non C'è Pace Senza Giustizia, dell'Era (Associazione radicale esperanto), del CORA (Coordinamento radicale antiproibizionista), i militanti della lista Pannella e dei referendum - non può bastare di fronte alle scadenze che incombono. Le elezioni europee diventano il terreno per i regolamenti di conti tra partiti. Il referendum elettorale rischia di passare da "diritto costituzionale" a "stimolo per il Parlamento", ossia merce di scambio nella ridefinizione degli assetti di potere. L'elezione del Presidente della Repubblica cade pericolosamente dopo anni di costante violazione dei limiti di quel mandato senza alcuna garanzia che il peggio resti alle spalle. Il blocco sociale della conservazione rafforza la presa perché sente che la sua base sociale si sta sfaldando. E allora si tornano a sbattere in prima pagina - come vent'anni fa col terrorismo - i morti della cronaca, insieme alle "invasioni" di immigrati (incitati alla criminalità dal proibizionismo sul lavoro, sull'immigrazione e sulle droghe). Per meglio richiamarci all'ordine, si minaccia disordine e caos.



La rivoluzione liberale è possibile. Perché si realizzi, è necessario che il nuovo blocco sociale prenda coscienza di sé, della sua forza, delle sue ragioni; e potrebbe farcela forse anche senza i "radicali". Abbiamo la presunzione di pensare che, se ci si "usa", se si usa la nonviolenza e il diritto per affermare le libertà negate, l'abbattimento di questo regime sarà più probabile e meno rischioso. Di sicuro però ci riusciremo solo se la rivoluzione liberale non rimane "affare nostro", ma diventa "affare" di altre persone e gruppi, interessi e organizzazioni, volontà e aspirazioni che sappiamo essere, oggi, maggioritari.



Se ci saranno i mille, che preannunceranno entro il 20 febbraio la loro partecipazione all'Assemblea del 5-6-7 marzo, allora quella potrà essere l'occasione per fare nuove scelte, per intraprendere nuove lotte, non solo rispetto alle scadenze elettorali già fissate dalla politica. Potrebbe aprirsi una nuova stagione referendaria e di lotte liberali e nonviolente. Si potrebbe trovare la forza di reinserire nell'attualità internazionale l'urgenza della realizzazione degli Stati Uniti d'Europa, nel nome della democrazia liberale e federalista, come alternativa alla burocratizzazione europea, al diffondersi di quella vera e propria peste italiana dell'incertezza del diritto e dell'arbitrarietà del potere, contro i centralismi burocratici o i localismi intolleranti. Quella dei mille potrebbe anche essere - lo speriamo e ci importa - l'occasione che permetta a Marco Pannella di tornare a battersi, come ha sempre fatto, per "la vita del diritto e il diritto alla vita".



Dal momento in cui ti scriviamo, restano tre settimane per raccogliere le adesioni di almeno mille persone (e saranno meno di due quando la maggior parte dei destinatari avrà ricevuto questa lettera).



Ti chiediamo di risponderci subito, di far conoscere questo appuntamento, non solo a chi sai è o è stato radicale. Comprenderai la difficoltà di riunire almeno mille persone in cosi' poco tempo, ma soprattutto l'importanza di essere in mille. Per agevolare le presenze, abbiamo anche previsto condizioni estremamente favorevoli per il soggiorno all'Ergife.



IL NUMERO DI TELEFONO PER PREANNUNCIARE , ENTRO IL 20 FEBBRAIO, LA TUA PARTECIPAZIONE E' : 06-689791, PUOI FARLO ANCHE INVIANDOCI IL TUO NOME, COGNOME, INDIRIZZO, E NUMERO DI TELEFONO AI NUMERI DI FAX : 06-68805396 / 06-68803609 / 06-68979315 O ALLA SEGUENTE E-MAIL : SEGR2.SEDE.RM@AGORA.IT



Se saremo almeno mille, arrivederci all'Assemblea !



Emma Bonino Marco Cappato

(Coordinatore*)





* Il 24 gennaio 1999 abbiamo costituito il Comitato promotore dell'Assemblea dei Mille insieme a:



Angiolo Bandinelli, Rita Bernardini, Massimo Bordin, Antonio Borrelli, Clotilde Buonassisi, Marino Busdachin, Gian Domenico Caiazza, Pigi Camici, Daniele Capezzone, Roberto Cicciomessere, Gianfranco Dell'Alba, Benedetto Della Vedova, Gaetano Dentamaro, Olivier Dupuis, Alessio Falconio, Gabriella Fanello, Paola Felli, Diego Galli, Mariano Giustino, Roberto Iezzi, Fiorella Mancuso, Ignazio Marcozzi Rozzi, Antonello Marzano, Isio Maureddu, Matteo Mecacci, Giuseppe Micheletta, Piero Milio, Mauro Paolinelli, Marco Perduca, Paolo Pietrosanti, Danilo Quinto, Mihai Romanciuc, Giuseppe Rossodivita, Sergio Rovasio, Diego Sabatinelli, Elisabetta Scarpa, Roberto Spagnoli, Rino Spampanato, Sergio Stanzani, Lorenzo Strik Lievers, Maurizio Turco, Valter Vecellio, Paolo Vigevano



Il Comitato è aperto all'adesione, al contributo e all'iniziativa di tutti i cittadini.



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