"quante regioni rosse si stanno attivando per la sperimentazione dell’aborto farmacologico?"
"Parafrasando Martin Luther King, non siamo preoccupati per i proclami dei clericali; siamo preoccupati per il silenzio (di opere concrete) dei laici. Di fronte ad un ministro della salute che pone in discussione la legge 194 del 1978, ci aspettiamo che il fronte pro choice (sinistra e laici in primis) risponda non solo alzando alte grida ma anche impegnandosi ad attuare, finalmente, dopo 26 anni, quelle parti della legge che sono rimaste sulla carta; per esempio, l’art. 15, che fa carico alle regioni di "promuovere l’aggiornamento del personale sanitario …sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza": leggi RU486.
Dopo un lavoro durato tre anni, siamo riusciti ad ottenere, qui in Piemonte, il nulla osta del ministro a procedere alla sperimentazione dell’aborto farmacologico; perché le altre regioni, a partire da quelle governate dall’Ulivo, non dichiarano subito di voler attuare anch’esse tale sperimentazione? Ricordiamo che la 194, nel 1978, non solo prevedeva l’aggiornamento obbligatorio (l’odierno ECM) ma anche che le IVG fossero eseguite nel territorio in poliambulatori adeguatamente attrezzati; tutto ciò ancor prima della nascita del Servizio Sanitario Nazionale!
La legge 194 ha 26 anni; è giusto aggiornarla e modernizzarla in senso liberale, opponendosi con i fatti ad un suo stravolgimento repressivo e proibizionista".