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ven 03 mag. 2024
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Pavia e Voghera : due esempi della illegalita’ costituzionale in cui operano le carceri italiane
Senza un educatore, il carcere di Voghera e’ letteralmente fuorilegge dal mese di aprile.Massiccia carcerazione preventiva, indultino quasi nullo, ufficio di sorveglianza di Pavia che nega a tutti i benefici di legge : le carceri scoppiano di detenuti (gli unici a posto con la legge, campioni di pazienza e di tolleranza), molti dei quali gravemente ammalati.

Milano, 20 agosto 2004

Oggi il Consigliere regionale radicale Lucio Bertè visita la Casa Circondariale di Vigevano, dopo aver visitato a lungo, la vigilia di ferragosto, le Case circondariali di Pavia e di Voghera, lasciando per i detenuti materiale informativo sul referendum sulla legge sulla fecondazione medicalmente assistita, per consentire a coloro che godono ancora dei diritti politici di decidere se firmare la richiesta referendaria in un successivo giro di visite, a settembre.

Alla luce di quanto rilevato nelle sue ispezioni e dopo le recenti dichiarazioni del Ministro Castelli, il Consigliere Lucio Bertè ha commentato : "Il Ministro della Giustizia farebbe bene a visitare le carceri come facciamo noi, ascoltando per ore i medici, gli operatori penitenziari, i direttori, e i cittadini detenuti, rilevando come "abitano" in condizioni illegali rispetto ai regolamenti comunali d’igiene. Si renderebbe conto che se non scoppia ovunque la rivolta deve ringraziare l’impegno degli agenti e l’eroica pazienza e tolleranza dei cittadini detenuti, soprattutto dei molti affetti da patologie gravi. Dovrebbe ringraziare anche i radicali che questo atteggiamento paziente e nonviolento hanno contribuito a diffondere in anni e anni di frequentazione delle patrie galere".

A Pavia e a Voghera il sentimento dominante tra i cittadini detenuti è l’amarezza e la disillusione per il comportamento illegale delle istituzioni che impongono disumane condizioni di vita persino a chi è affetto da patologie gravi, e che ingiustamente negano – attraverso i sistematici rigetti delle istanze da parte del Magistrato di Sorveglianza di Pavia - qualsiasi beneficio "spettante per legge", per buona condotta e per i progressi educativi conseguiti sul piano personale. Tra Pavia e Voghera su un totale di 696 detenuti, solo 5 sono in affidamento ai servizi sociali e 7 sono semiliberi, cioè rientrano in carcere ogni sera e vi restano anche il fine settimana.

Dicono i detenuti : "Hanno deciso di farci scontare tutta la pena in galera, fino all’ultimo giorno, senza educatori, senza permessi e misure alternative, senza lavoro, in celle sovraffollate e con le porte chiuse 20 ore al giorno"

Dice Bertè: "Che i detenuti abbiano ragione è dimostrato dalla mancanza degli educatori, troppo tollerata dal Governo per non essere voluta. Senza il loro lavoro il Magistrato di Sorveglianza non può applicare le misure di custodia alternative al carcere : a Pavia c’è un solo educatore dei sei previsti, mentre dal 30 aprile a Voghera, in violazione della Costituzione e della Legge, manca del tutto, pur essendone previsti tre. Inoltre l’Ufficio della Magistratura di Sorveglianza di Pavia rigetta ogni istanza anche troppo sistematicamente e frettolosamente, tanto è vero che ho visto un rigetto intestato a un detenuto con una motivazione riferita ad un'altra persona! Eppure non viene annullato. Analogamente l’annullamento di un rigetto di Pavia da parte della Sorveglianza di Milano non ha avuto alcun seguito. Vanificato anche l’indultino, che avrebbe dovuto ridurre il sovraffollamento: dopo un anno di applicazione solo 10 persone sono uscite dal carcere di Pavia e 5 dal carcere di Voghera. Per effetto di questa politica giudiziaria che ha dilatato la carcerazione preventiva, e di questa concezione punitiva della Sorveglianza, dal luglio 2003 all’agosto 2004 i detenuti sono passati da 428 a 433 a Pavia (176 stranieri) e da 246 a 263 a Voghera (72 stranieri). Anche agli ergastolani è negata la cella singola".

Ormai in tutte le sezioni i detenuti definitivi sono mescolati con quelli in attesa di giudizio e con gli appellanti, i detenuti sani con quelli malati, tutti con il regime piĂą duro (a parte i collaboratori di giustizia).

Conclude Lucio Bertè: "Con questo attuale giro di visite mi riprometto di rilevare le condizioni di salute e di "abitazione" dei cittadini detenuti per richiamare con diffide circostanziate i Sindaci ai loro doveri di intervento, anche sostitutivo, per l’inerzia dei Ministri della Giustizia e della Salute, affinchĂ© siano rispettati quei diritti dei cittadini detenuti rimasti identici a quelli dei cittadini in libertĂ ".



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