Voglio dire al Ministro Prestigiacomo, che stimo, di non mettere al lavoro falegnami per costruire "tavoli" né pasticceri per inventarsi qualche nuova ricetta antireferendaria.

Gli unici tavoli di cui ora c'è bisogno sono quelli referendari per la raccolta delle firme; poi la parola passerà alle urne, al popolo sovrano.

Dirò di più: non vedo dove sia il dramma, dove sia il problema. Si tratta di un passaggio democratico fisiologico: il Parlamento fa una legge; 500mila elettori -secondo Costituzione- ne chiedono l'abrogazione; e, infine, tutti i cittadini sono chiamati a decidere in una prova democratica qual è il referendum.

Ripeto: in una ordinaria, fisiologica prova democratica. Non è un'ordalia, non è un giudizio di Dio, non è niente di traumatico come troppe voci vorrebbero far credere.

Aggiungo un ultimo appello alla Ministra. Se dice (e le credo) di non condividere tante parti di questa legge, perché non fa una battaglia fino infondo? Firmi il referendum, faccia una battaglia con i liberali di centrodestra (ce ne sono, forse) e di centrosinistra (ce ne sono, forse) e con i radicali (che ci sono, senza forse). Così incontrerà tante donne, tanti malati, tante coppie, tutti impegnati a conquistare una libertà in più e qualche divieto in meno.