Se dovessi valutare l’impegno referendario dei DS lucani sulla base dell’accoglienza ricevuta nella serata di ieri alla "Festa Meridionale", kermesse organizzata dalla Sg di Basilicata, mi verrebbe da dire che i compagni, come spesso succede, parlano con lingua biforcuta.

Francamente, dopo quattro mesi di mobilitazione quotidiana, non ho proprio voglia di essere trattato come il parente povero che bussa alla porta per avere un tozzo di pane.

E già, perché oltre a sbatterci in un zona di piazza Segni, sprovvista persino di un minimo di illuminazione, i compagni hanno risposto picche a tutte le richieste di intervento per sensibilizzare la piazza sulla questione referendum. No ad un mio intervento; No ad un appello degli organizzatori; contrariamente a quanto preannunciato, partecipazione zero, testimoniata dal diniego opposto dal segretario regionale Vincenzo Folino e dal segretario regionale della Sinistra Giovanile, Roberto Speranza, a firmare il quesito referendario.

Morale della favola: il tavolo radicale, ubicato al buio in una sorta di ghetto, ha miracolosamente prodotto 44 sottoscrizioni, in un clima, se non ostile, di assoluta indifferenza.

Ma dato che il proverbio recita che finchè c’è vita c’è speranza, stasera torneremo rivendicando una presenza non di bandiera, che possa servire ai compagni a mettere la coscienza a posto con una sorta di elemosina, ma una presenza politica e un adeguato coinvolgimento…in caso contrario, come preannunciato al segretario provinciale della Sg, Giuseppe Di Sanzo, abbandoneremo la festa, non mancando di denunciare le gravi responsabilità politiche che i DS lucani, a tutt’oggi, si sono assunti attraverso un atteggiamento che definire tiepido è assolutamente eufemistico.