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Un drammatico sciopero della fame rilancia l'allarme sanitario nella casa di reclusione di Opera
Un drammatico sciopero della fame rilancia l'allarme sanitario nella casa di reclusione di Opera per i cittadini affetti da gravi patologie detenuti nelle sezioni comuni in condizioni degradate. Dopo la diffida al sindaco di Milano del dicembre 2003, il consigliere regionale radicale Lucio Berte' annuncia un esposto alla Procura della Repubblica e una richiesta di ispezione della commissione sanita' della regione.

Milano, 27 agosto 2004

Lorenzo Barbanera, 45 anni, affetto da gravi patologie e in particolare da una gravissima piastrinopenia (1000 piastrine invece delle normali 150-200 mila), detenuto nella Casa di Reclusione di Opera in attesa di giudizio (dopo aver scontato due anni per altro reato) ha intrapreso dal 22 luglio scorso una durissima azione nonviolenta di sciopero della fame, aggravato da cinque giorni di sciopero della sete dal 13 al 18 agosto.

Il Direttore del Carcere, Dott. Alberto Fragomeni, dice che ha prescrizioni di farmaci molto sofisticati, anche salvavita, per 2 mila Euro al mese, ma dall'inizio dello sciopero gli sono stati sospesi. Lorenzo è tenuto sotto controllo continuo solo dal compagno di cella a parte la misurazione della pressione e la pesatura quotidiana : è dimagrito tantissimo, non si regge in piedi e in caso di necessità viene spostato con una sedia a rotelle. Il 23 agosto gli hanno negato il colloquio con la moglie perché intrasportabile".

Al 31° giorno di sciopero della fame, la sera del 25 agosto, Lorenzo Barbanera, su accorato appello della moglie al Gruppo radicale della Regione, è stato visitato dal Consigliere Lucio Bertè, che ha preso atto delle sue drammatiche condizioni di salute e di detenzione impegnandosi a rendere noti all'opinione pubblica e a chi di dovere i motivi del suo sciopero. Il Consigliere Bertè ha dichiarato: "Innanzi tutto Lorenzo Barbanera intende sollecitare l'attenzione dell'opinione pubblica e l'intervento delle autorità amministrative e di governo sul proprio caso, in quanto emblematico dell'intollerabile degrado ambientale e sanitario in cui sono costretti tantissimi cittadini detenuti affetti da patologie al limite della compatibilità con il regime di detenzione prescritto per i normali detenuti europei, ma certamente incompatibili con le vergognose condizioni di "carcerazione reale", molto al di sotto di quelle minime previste, e a maggior ragione per i cittadini detenuti gravemente malati".

Tanto più che la legge italiana tutela alla pari - sulla carta - il diritto alla salute dei cittadini detenuti e di quelli liberi. Lorenzo non è ricoverato al Centro Clinico (dove non vuole più tornare dopo aver denunciato un sanitario per omissione di soccorso per un episodio in cui ha rischiato di morire dissanguato) e nemmeno in infermeria, o in locali "sanitarizzati", ma in una sezione per "detenuti comuni", dove sono mescolati sani e malati, le celle sono chiuse per 21 ore al giorno, e l’assistenza è fornita da normali agenti della Polizia penitenziaria e non dal personale sanitario.

"I detenuti malati, trattati come detenuti qualunque, sono soggetti spesso a misure disciplinari che non tengono conto delle loro patologie: Lorenzo è stato messo in isolamento durante una crisi di epistassi per la quale ha inondato di sangue la cella, rischiando la morte, e restando in isolamento per dieci giorni". Dunque il detenuto Lorenzo Barbanera chiede che le Istituzioni rientrino nella legalità, e come misura minima per concludere la sua azione ha chiesto al Direttore di essere almeno spostato in una sezione che preveda l'apertura delle celle nelle ore diurne. Questa misura - a detta del Direttore - dovrebbe scattare proprio oggi.

Lucio Bertè ha infine dichiarato : "Lorenzo ha aderito alla mia proposta di sospendere subito lo sciopero della fame, sul mio impegno di segnalazione del problema agli organi d'informazione e in vista del trasferimento annunciato, riservandosi però di riprendere lo sciopero in caso di inadempienza della Amministrazione sulla sua richiesta minima di avere la cella aperta. Avevo già sollevato il problema di Opera alla fine del 2003, con una diffida al Sindaco Albertini affinchè intervenisse con una ordinanza sugli aspetti sanitari e abitativi del carcere, in qualità di ufficiale di Governo responsabile delle condizioni igienico-sanitarie in cui vivono i residenti sul territorio del suo Comune e - in assenza di misure alternative alla custodia in carcere ordinate dal Magistrato di Sorveglianza - affinchè ordinasse il trasferimento dei malati gravi negli Ospedali civili. Data l'inerzia del Sindaco, passerò alla denuncia alla Procura della Repubblica per omissione. La mia diffida aveva fatto scattare da parte dell'Assessore regionale Carlo Borsani l'ordine alle ASL di sopralluoghi per aggiornare la situazione sanitaria di tutte le carceri lombarde. Alla riapertura dei lavori del Consiglio regionale chiederò formalmente un sopralluogo minuzioso del carcere di Opera da parte della III Commissione Sanità, e non della Commissione speciale Carceri istituita su iniziativa dei radicali, ma che, disertata com'è sistematicamente dai partiti di maggioranza, sembra fatta per espellere i problemi dei cittadini detenuti dal dibattito politico ordinario ".

 



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