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Referendum, Festa Meridionale: "il telegramma di Fassino" ovvero i Ds lucani e i referendum

29 agosto 2004

• dichiarazione di Maurizio Bolognetti – segretario Radicali Lucani

Capita davvero di rado di poter ascoltare tanti appelli alla riflessione, che poi non riflettono su nulla. E’ stato questo il refrain di una "Festa Meridionale", che ha visto riunite le migliori speranze della sinistra giovanile del sud. Confesso che sto ancora cercando di metabolizzare e di comprendere cosa in realtà sia successo all’interno di una manifestazione, a cui abbiamo partecipato su regolare invito, e con promessa di partecipazione e di un minimo di coinvolgimento della poderosa macchina diessina all’iniziativa referendaria. Per tre giorni ho incalzato dirigenti regionali, provinciali e comunali chiedendo un impegno concreto che, ahimè, non c’è stato. I "no", che in realtà devono, per una qualche ragione, essersi tramutati in niet non si contano: dal segretario regionale della SG, Speranza, al segretario regionale Folino, passando per il Presidente della Regione Bubbico, buona parte del ceto dirigente DS, che ha partecipato e bivaccato in piazza Segni, ha accuratamente evitato pericolose contaminazioni referendarie. Per tre giorni ho chiesto, non di porre al centro della festa l’iniziativa referendaria, ma che almeno si desse atto di una presenza e delle ragioni di quella presenza. Ho detto ai compagni che, forse, tra le tante riflessioni, una parentesi dedicata al referendum, un punto, una virgola, un inciso, una didascalia, poteva essere un segnale concreto della volontà di esserci e di battere un colpo: niente da fare, nel lessico dei DS Lucani, la parola referendum non compare. Il Presidente Bubbico, ancora una volta interrogato, ha risposto serafico: "Firmerò solo quando mi arriverà il telegramma di Fassino"; il povero Folino, suppongo che pur di non far torto a Monsignor Superbo e alla Curia regionale percorrerebbe in ginocchio la marcia Perugia-Assisi; di Speranza, e delle speranza tradite e davvero mal riposte del popolo di sinistra lucano, in un ceto dirigente giovane, ma terribilmente vecchio negli usi e costumi, non parlo per evitare querele.

Ieri sera, l’allegra brigata ha davvero superato tutti i limiti, quando l’ineffabile speaker della manifestazione ha deciso di aprire e chiudere il consueto dibattito con un invito all’acquisto dei biglietti della lotteria, con un accorato appello a firmare la proposta di legge per il reddito d’inserimento e con l’immancabile invito a frequentare lo stand gastronomico. Incredibile, ero lì eppure non c’ero, un fantasma, un ectoplasma referendario che aleggiava su una festa con la sensazione di essere un fastidioso elemento di disturbo; non riuscivo proprio a credere alle mie orecchie e la per là ho pensato di affogare lo sconcerto in un panino a base di salumi locali.

Davvero il degno epitaffio di una tre giorni in cui siamo stati trattati, per una qualche "oscura" ragione, come degli appestati: la nota stonata di giornate perfette, immaginate più come momento per esibire i muscoli, che come luogo di autentica riflessione.

Contrordine compagni!!! Ho sperato davvero, e l’ho fatto fino alla fine, che in almeno uno di quegli appelli alla riflessione e che almeno una volta in quel ossessivo ritorno della parola futuro, potessero trovare spazio i temi referendari e dunque uno spunto di riflessione su un futuro ipotecato da una legge illiberale e proibizionista. Niente, nada de nada, nessuna riflessione e zero partecipazione. Il futuro di cui parlate, ahimè, è prefigurato da un presente che sembra non riguardarvi, sideralmente lontano dalle vostre feste, dalle vostre bandiere e dai vostri pensieri.

In attesa del telegramma di Fassino e del Placet, a dire il vero improbabile, di Monsignor Superbo, continuerò, continueremo ad incalzarvi, chiedendovi di dare seguito con azioni concrete a quel voto Parlamentare che pure avete espresso solo pochi mesi or sono. Lo so, è davvero difficile immaginare di distogliere uomini ed energie preziose dalla lunga campagna elettorale, dalla marcia di avvicinamento alle regionali e alle politiche. Davvero difficile immaginare di dar fastidio a Vescovi e Monsignori: occorre essere moderati anche a costo di apparire come gli epigoni della peggiore componente Dorotea. Di grazia, ma poi, alla fine che cosa cambierà se sarete voi, "i migliori", a riprendere in mano le redini del Paese? Il 30 settembre è davvero vicino, e mentre avremo senz’altro modo di appassionarci a qualche altra vitale discussione su chi sarà il successore del Presidente di Acquedotto Lucano, chi sarà nominato nel consiglio di amministrazione di AQP, dell’Alsia, dell’Arpab o dell’Ardsu, rischia di perdersi nelle nebbie del disimpegno, del non detto, di calcoli e tatticismi, l’occasione di regalare un momento di riflessione, di confronto e di scontro, su temi che riguardano la vita di tutti noi.



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