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Cdl/Radicali: la risposta di Capezzone a Bondi
Saltino i veti contro Pannella, Bonino e Radicali. Poi potremo discutere del “contratto politico”.

Roma, 30 agosto 2004

Ieri, domenica 29, il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi ha indirizzato ai radicali una lettera aperta dalle colonne de "Il Giornale". Oggi, sullo stesso quotidiano, gli ha risposto il segretario di Radicali italiani Daniele Capezzone. Ecco alcuni estratti del suo intervento.

La lettera aperta che ci ha ieri indirizzato Sandro Bondi (e altrettanto vale per le chiare e reiterate prese di posizione di Maurizio Gasparri) è espressione di tenacia e lungimiranza politica.

Tra l’altro, Bondi spiega che -nel "dialogo" con i radicali- non si tratta di essere "d’accordo su tutto". Se qualcuno inseguisse questo obiettivo, si condannerebbe ad un’impresa priva di sbocchi concreti e politicamente praticabili. Il problema è invece, come Pannella e i radicali non smettono di ripetere, quello di ragionare su un "contratto politico", su un’intesa su cose precise, che circoscriva in modo chiaro e comprensibile per il Paese un eventuale accordo.

Per altro verso, però, lo stesso Bondi chiarisce che sarebbe politicamente miope da parte di Forza Italia e della Casa della libertà autoattribuirsi posizioni monolitiche e di chiusura sui cosiddetti "temi di coscienza". Per quale misteriosa ragione una forza nata nel 1994 con l’ambizione di dare vita al "Partito liberale di massa" dovrebbe schiacciarsi su una piattaforma degna (come Pannella non manca di ricordare) del "ticket" Fanfani-Almirante del 1974? Davvero è credibile uno schieramento che si professa liberale, e che -nel frattempo- dice "no" al divorzio breve, "no" alla fecondazione assistita e alla libertà di cura e di ricerca scientifica, che ridiscute la legalizzazione dell’aborto mentre continua a vietare pillola del giorno dopo ed Ru 486, che pretende di mandare in galera (sarebbero gli effetti della legge Fini) chiunque sia in possesso di sei o sette spinelli?

Ora, per passare a un dialogo credibile e proficuo, è necessario, indispensabile un "passaggio di fase". Il Polo dimostri con uno-due-tre fatti precisi, chiari, consistenti, con gesti inequivocabili che il Paese possa conoscere e giudicare, che sono saltati, sono rimossi i veti che finora hanno inflessibilmente funzionato nei confronti di Marco Pannella, Emma Bonino e dei radicali. Occorre -ripeto- rompere la "conventio ad excludendum" pesantemente in atto contro Pannella, Bonino e il movimento referendario dei diritti umani e civili: per i vertici della Casa delle libertà, sarebbe questo il modo migliore di corrispondere al grande e buon lavoro di Bondi e Gasparri, aprendo la possibilità concreta di discutere di un "contratto politico", come accadde con il Governo Amato nel 1993.


l'articolo su Il Giornale


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