Nei prossimi giorni, al rientro dalle sue vacanze, regaleremo alla Ministra Prestigiacomo una penna per consentirle di firmare i referendum contro la legge illiberale sulla fecondazione assistita.
Sarà un modo sorridente per indurla a passare dalle sue dichiarazioni, spesso animate da buoni intenzioni, a fatti e comportamenti conseguenti.
Ma insomma: se questa legge induce perfino un moderato come Umberto Veronesi a definirla "infame", a dire che "bisogna correre a firmare", ci sarà pure una ragione?
Quindi, mentre apprezzo le parole che la Ministra continua a pronunciare, apprezzo meno questa urgenza di "evitare il referendum", quasi fosse una catastrofe da scongiurare.
All’onorevole Prestigiacomo voglio dire che un referendum non è un’ordalia, un giudizio di Dio, un evento traumatico, ma un evento che appartiene alla fisiologia democratica. Il Parlamento vota una legge; secondo Costituzione, 500mila cittadini ne chiedono l’abrogazione; e infine la parola va al popolo sovrano, a tutti gli elettori.
Dov’è il dramma? Perché questa rincorsa un po’ fantozziana del Parlamento per evitare che i cittadini si vedano restituito il diritto di dire la loro?
Coraggio, dunque: e spero che la Ministra Prestigiacomo voglia fare buon uso della penna che le faremo avere.