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Ossezia, Capezzone: oggi e' il giorno del dolore e dello stordimento
Ma, come occidente, abbiamo costruito la catastrofe: prima tollerando il genocidio di Putin in Cecenia, e poi lasciando che i ceceni scegliessero la sciagurata via del terrorismo fondamentalista. I bimbi, le madri, i padri, le famiglie strappate e distrutte in Ossezia, le loro tombe gelide, così come le cicatrici perenni, incancellabili dei sopravvissuti, saranno monito e testimonianza di quel che anche la nostra indifferenza ha costruito.

Roma, 3 settembre 2004

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

Oggi, è il giorno del dolore e dello stordimento. Quando violenza, morte e sangue sembrano occupare l'intero orizzonte, anche la più fioca luce della speranza sembra spegnersi.

Eppure, dovrà venire, per l'Occidente, il tempo di una riflessione su quanto abbiamo tollerato in questi anni.

Il dramma è in due tempi. Dapprima, abbiamo lasciato che Vladimir Putin proseguisse in Cecenia un vero e proprio genocidio, con autentici campi di concentramento" (i "campi di filtraggio"), con tanto di lingue mozzate, mani tagliate, altre orribili mutilazioni ed elettrodi applicati ai testicoli dei prigionieri. Una capitale, Grozny, è stata rasa al suolo, e la popolazione cecena decimata. Ma da noi, nulla: silenzio e complicità con Putin.

Poi, in questi ultimi mesi ed anni, abbiamo lasciato che la cosiddetta "resistenza cecena", che si era a lungo mossa giocando la carta della elezione democratica del suo Presidente, che in qualche momento aveva anche scelto la carta nonviolenta, finisse invece travolta e risucchiata nella via sciagurata del terrorismo e del legame sempre più stretto con le organizzazioni fondamentaliste.

E oggi si raccoglie quel che abbiamo seminato. I bimbi, le madri, i padri, le famiglie strappate e distrutte in Ossezia, le loro tombe gelide, così come le cicatrici perenni, incancellabili dei sopravvissuti, saranno monito e testimonianza di quel che anche la nostra indifferenza ha costruito.



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