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Ossezia, Capezzone: ora due missioni per l'occidente
Capovolgere i rapporti di forza nella resistenza cecena, ora egemonizzata da terroristi fondamentalisti. E, insieme, affrontare seriamente la questione-Putin: dare credito alla sua politica senza mai porre domande, significa diffondere il seme del male che pretenderemmo di estirpare.

Roma, 4 settembre 2004

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

Mentre siamo ancora immersi in una tragedia le cui dimensioni -temo- cresceranno di ora in ora, la politica deve riprendere a tirare un filo troppe volte spezzato in questi anni.

L'Occidente ha due missioni, con cui deve misurarsi subito, pena la definitiva "palestinizzazione" della regione.

La prima è quella di capovolgere gli attuali rapporti di forze nella cosiddetta "resistenza" cecena, ora chiaramente egemonizzata dalle forze terroriste e filofondamentaliste. Oggi, lo stesso Maskhadov sembra quanto meno (ed è solo la "migliore" delle ipotesi) succube di tutto questo (la peggiore è che ne sia complice). E la frase attribuitagli secondo cui, dopo la morte di Kadyrov, qualunque nuovo presidente filorusso sarebbe stato a sua volta ucciso, è il segno di quel che sembra un passaggio definitivo alla carta assassina, omicida e suicida, di persone oltre che di speranze. E la stessa emarginazione di Akhmadov nell'organigramma ceceno è -purtroppo - ulteriore prova di questo meccanismo.

L'altra missione (da condurre in parallelo) è un chiarimento vero, durissimo, con Putin. Putin è l'uomo del genocidio in Cecenia, su questo ha perfino costruito le due fortune elettorali, e continua a muoverso con metodi da Kgb, quelli appresi in una lunga parte della sua vita. Lo stesso blitz di ieri è tutto da chiarire: come e perché -è una sola domanda- si è consentito a tanti "civili", a tanti cittadini, di essere armati fino ai denti nei pressi della scuola, quando tutta la zona doveva essere presidiata e resa off-limits per chiunque? E cosa è successo davvero nel momento del blitz? Troppe cose (come alla Dubrovka) restano maledettamente oscure. Deve essere chiaro che procedere così, senza mai porre questioni a chi vince le elezioni all' 80%, esiliando o incarcerando (quando va bene) avversari e rivali, significa - per l'Occidente - diffondere il seme del male antidemnocratico che si pretenderebbe di estirpare.

Queste due cose vanno fatte insieme, e subito. Se la politica c'è, batta un colpo.



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