SALUTE Il sangue viene dirottato nel centro specializzato di Padova dove si utilizzano le staminali nella cura delle malattie più gravi.
Al Punto nascita i prelievi di cordone ombelicale che servono nella lotta alla leucemia
Destinazione la clinica di oncoematologia pediatrica dell’ospedale di Padova, ma anche l’Australia e gli Stati Uniti. Da Gorizia parte un ideale ponte con i maggior centri specialisticici per la lotta alla leucemia. E mentre infuriano - a livello nazionale - le polemiche in seguito al doppio trapianto di staminali a un bimbo di 5 anni talassemico (grazie alla donazione delle due sorelline nate ad aprile), vale la pena di ricordare una delle più importanti iniziative che vede protagonista il Punto nascita dell’ospedale civile di Gorizia. Da due anni, infatti, il reparto di ostetricia del primario Carmine Gigli collabora attivamente con la "Banca del sangue di cordone" di Padova. Le neomamme hanno la possibilità di donare il sangue placentare raccolto dal cordone ombelicale dopo la sua resezione: essendo ricco di cellule staminali (le stesse presenti nel midollo osseo) può essere utilizzato come alternativa al trapianto. Lo scorso anno Gorizia vantò il maggior numero di prelievi in rapporto al numero di donatrici. "Sono state 16 le donazioni andate a buon fine mentre le sacche di sangue raccolto sono state una quarantina - sottolinea la capo-ostetrica Maria Teresa Braidot -. Quest’anno abbiamo già raggiunto il tetto delle venti sacche: un successo importante e che premia l’opera di sensibilizzazione portata avanti dal nostre reparto. Se penso che siamo partiti soltanto nell’autunno del 2002 con tre donazioni, tanta strada è stata fatta".
Anche se si parla comunemente di donazione del cordone ombelicale, ciò che viene trapiantato è il sangue che vi è contenuto, insieme a quello che rimane nella placenta dopo il parto. Il sangue in questione, considerato "prodotto di scarto destinato all’inceneritore", contiene infatti le cellule staminali, le stesse che negli adulti si trovano nel midollo osseo, e che quindi sono capaci di generare globuli bianchi, globuli rossi e piastrine. La scelta di donare il sangue del cordone ombelicale alimenta le speranze di guarigione dalla leucemia e da altre gravi malattie ematologiche: l’intervento non è doloroso nè per le mamme, nè tanto meno per i neonati.
"Il prelievo del sangue rimasto nel cordone ombelicale e nella placenta non comporta alcun rischio nè sofferenza. L’operazione - spiega Braidot - consiste nell’aspirare il contenuto del cordone, per poi raccoglierlo in una sacca sterile. Fino a poco tempo fa non serviva a nulla, ora è inviato alle banche del sangue. È una decisione importante, che non toglie nulla nè alla donna nè al suo bambino, e che però può permettere di salvare una vita".