Primo: referendum non è "evento drammatico". Appartiene alla normalità , alla fisiologia democratica e costituzionale. Secondo: divisione non sarà tra laici e cattolici, ma tra liberali (laici e cattolici) e fondamentalisti clericali. Si torni alla semplicità evangelica della distinzione tra "Cesare" e "Dio".
Ringrazio Sandro Bondi per le parole gentili che è tornato a rivolgerci, che testimoniano una continuità e serietà di attenzione che gli fanno onore. E a lui ribadisco, in termini generali, che, per iniziare a parlare di un eventuale "contratto politico" tra Casa della libertà e radicali, occorre che sia Silvio Berlusconi a far cadere la "conventio ad excludendum" che ha invariabilmente funzionato in tutti questi anni contro le idee e le persone radicali.Detto questo, sono in completo dissenso sull'idea che il referendum sia da "scongiurare", che si tratti di un "evento drammatico" che "spaccherebbe" il paese.
Il referendum non è un'ordalia, un giudizio di Dio; è -invece- qualcosa che appartiene alla fisiologia democratica, alla "normalità " dell'incedere democratico, al regolare cammino democratico e popolare di un Paese.
Secondo Costituzione, il Parlamento vota una legge; secondo Costituzione, 500mila cittadini convocano il referendum; e ancora secondo Costituzione, tutti gli elettori scelgono democraticamente. Dov'è il problema?
Quanto alla presunta "divisione" tra laici e cattolici, molto semplicemente non esiste. Lo spartiacque è un altro: da una parte coloro (laici e cattolici) che riconoscono la necessaria neutralità delle leggi dello Stato rispetto alle scelte personali; dall'altra, i fondamentalisti clericali che vorrebbero imporre a tutti la propria visione ideologico-confessionale.
Al mio amico Sandro voglio dire: si torni alla semplicità evangelica del "date a Cesare quel che è di Cesare, e a Dio quel che è di Dio".