Palermo. Un referendum, o più d'uno, per affermare le ragioni di quegli italiani, di 50 Premi Nobel e, più modestamente, di una Monica Bellucci col pancione, che sono contro la legge 40/ 2004, quella che dovrebbe regolare la fecondazione assistita. E' quanto propongono i radicali e l'Associazione Luca Coscioni, che oggi nella piazza di Mondello paese (ore 17.45) hanno organizzato una conferenza stampa alla quale parteciperanno Emma Bonino, Piero Milio e Marco Cappato, un incontro che proseguirà in serata alla Tonnara Florio, con la partecipazione di Paola Turci e Sasà Salvaggio. Un modo per non soffocare e rendere sterili le proteste nei confronti di una legge che limita la libertà delle coppie di avere figli e vieta, tra l'altro, la ricerca sulle cellule staminali embrionali, cioè la speranza di cura per dieci milioni di italiani. Oggi la disciplina con la quale misurarsi, provocata dall'insorgere delle "trasgressioni" scientifiche alla cosiddetta "scala di valori", è diventata l'etica, primo baluardo da cui muovere di fronte a una scienza che solleva entusiasmi e timori e che i moralisti giudicavano "così libera perché così padrona". Ma una scienza troppo forte, nella sua razionalità suprema, per lasciarsi mordere dalla politica e giudicare dall'etica. Spiega la Bonino: "Con l'attuale legge sulla procreazione assistita, ancora una volta, come fu per l'aborto, la libera scelta della donna e la sua responsabilità personale è ostaggio di norme proibizioniste e spesso al di fuori di ogni ragionevolezza - come quella sull'obbligo dell'impianto degli embrioni - che traducono in legge dello Stato le posizioni che il Vaticano esprime sul piano della fede. Se l'assoluta genuflessione della classe politica e del Parlamento rispetto alle posizioni della Chiesa non registrerà presto una controtendenza, il rischio, per i cittadini del nostro paese, è quello di retrocedere di trent'anni in termini di libertà civili, perdendo così quella formidabile riforma del diritto di famiglia duramente conquistata dal movimento per i diritti civili negli anni Sessanta e Settanta. Non bisogna poi dimenticare che questa legge non viola solo i diritti della donna e della coppia, ma sbatte la porta in faccia a milioni di malati di cancro, malattie cardiovascolari, diabete, Parkinson, Alzheimer, SLA, etc. che attraverso la ricerca sulle cellule staminali embrionali, attualmente vietata, potrebbero in futuro trovare una via di guarigione".
Per modificare una legge sbagliata, il referendum è l'unico strumento?
"In astratto non sarebbe l'unico, ma in concreto oggi per modificare questo sgorbio di legge il referendum rappresenta l'unica possibilità credibile. Già dalla campagna elettorale per le elezioni regionali del 2001 noi radicali avevamo sollevato con urgenza il problema, prefigurando che il nostro, come gli altri Paesi europei, avrebbe dovuto aprire le porte alla ricerca scientifica, ma non riuscimmo neppure a far prendere una posizione ai partiti. All'epoca, sia il centro-destra che il centro-sinistra erano compatti nel rifiutare qualsiasi confronto su questo punto, con il pretesto che lo Stato non doveva entrare nelle "questioni di coscienza dei cittadini. Puntualmente, qualche tempo dopo, senza alcun tipo di confronto e dibattito pubblico, è arrivato il coacervo di disposizioni repressive e confessionali della 40/2004 che rappresenta la risposta dei partiti in tema di libertà di ricerca e procreazione assistita. Sperare, con qualche probabilità di riuscita, in un ribaltamento della situazione presuppone che si riesca a raccogliere il numero di firme necessario al referendum entro il 30 settembre, in modo da poter votare in primavera. Altrimenti, se arriviamo in ritardo anche di un solo giorno, non se ne parlerà prima del 2007. D'altro canto, è impensabile che a livello parlamentare si possa formare una maggioranza in grado di rimediare adeguatamente allo scempio legislativo".
Come intervenire sulla legge?
Ogni legge può ovviamente essere migliorata, ma nel caso della 40/2004 il lavoro è piuttosto arduo essendo moltissime le disposizioni su cui intervenire. Da quelle che impediscono la fecondazione eterologa e l'analisi pre-impianto, a quella a quella che vieta l'accesso alle coppie portatrici di malattie genetiche alle tecniche di procreazione assistita, per non parlare di quella che limita a tre il numero degli ovociti da fecondare, obbligandone l'impianto in utero e impedendo il congelamento degli embrioni e l'utilizzo per la ricerca scientifica. In realtà , è tutto l'impianto che è sbagliato, perché si fonda sull'imposizione ideologica, "embrione uguale persona", finendo per dare più importanza all'embrione che alle persone, a partire dai malati e dalle donne. Anche se poi non vedo come possa essere considerata una legge che tutela l'embrione dal momento che prevede, per esempio, l'obbligo d'impianto di tutti gli embrioni, anche di quelli portatori di malattie genetiche.
Una catena di "proibizioni" sembra spazzare via i diritti individuali: niente fumo, spinello, pillola del giorno dopo, eutanasia. Negata anche la libertà di ricerca scientifica. Quando, secondo lei, verrà "rivista" la legge sull'aborto?
Se non interveniamo tempestivamente, cogliendo al volo la straordinaria occasione che il referendum ci offre, se non ribadiamo adesso che non intendiamo accettare limitazioni così gravi della capacità di scelta individuale, non potremo domani stupirci se anche la legge sull'aborto sarà oggetto di una revisione in senso restrittivo e proibizionista. Da quando l'interruzione volontaria della gravidanza è legale nel nostro Paese, questo pericolo non è mai stato più reale di oggi.
Negli anni Settanta c'era una maggiore mobilitazione collettiva? Crede che ci sia una forte scollatura tra politica e cittadini?
Approvando questa legge la classe politica ha dimostrato di essere lontana dalle reali esigenze del Paese, e in questo senso la scollatura è effettiva. E' altrettanto vero, però, che la tendenza è quella di dare per scontati e acquisiti tutta una serie di diritti che ormai fanno parte del nostro ordinamento da tempo, ma che non per questo sono al sicuro dal rischio di restrizioni sostanziali. La legge 40 lo ha pienamente dimostrato. Negli anni Settanta il movimento femminile era molto dinamico e creativo e i risultati ci furono. Oggi non c'è nessun movimento che sia davvero "in movimento", come se si pensasse che un diritto acquisito lo è per sempre, senza necessità si difenderlo. Rai e Mediaset poi fanno la loro parte, impedendo un vero confronto che coinvolga la gente. Se ci fosse stata informazione, Berlusconi e Rutelli non avrebbero potuto permettersi di pagare, in termini di opinione pubblica, questo regalo al Vaticano, e Fassino sarebbe stato da mesi costretto dalla sua base a mobilitarsi.avremmo già raccolto tutte le firme necessarie, e invece si rischia di non farcela, anche perchè la gente non sa che può firmare nelle Segreterie comunali di tutti i Comuni.