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Informazione, Capezzone: la Rai ha 11mila dipendenti. Possibile che non ci sia modo di valorizzare le risorse già presenti?
A titolo di esempio, cito quello che mi pare sempre più il "caso Romeo".

18 settembre 2004

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

di Roma

Ci sono cose che non si comprendono (o -ahinoi- si comprendono fin troppo) nella partenza della stagione informativa della Rai. Voci di programmi da aprire e che non vengono aperti; ricerca affannosa (e a volte un po' stravagante, ad essere eufemistici) di curatori e conduttori; inseguimento di formule sul cui successo nessuna persona di buon senso scommetterebbe qualche euro...

Qualunque buon padre di famiglia, prima di ogni cosa, si farebbe una domanda: possibile che non ci sia un modo per fare tesoro degli oltre undicimila (ripeto: undicimila) dipendenti di Viale Mazzini? Possibile che (a dispetto della retorica sulle "professionalità interne") non vi siano risorse da valorizzare in modo adeguato?

A puro titolo di esempio, segnalo quello che mi pare sempre più un "caso". Mi riferisco all'attuale responsabile del Segretariato sociale della Rai, Carlo Romeo. Romeo è da anni (e, per unanime riconoscimento, in modo ineccepibile) curatore di questo delicato settore, di quest'attività dirigenziale, manageriale. Ma la sua storia professionale, il suo curriculum giornalistico (di direttore, di inviato, di curatore di inchieste) sono altrettanto noti, direi che sono sotto gli occhi di tutti. Possibile che -in questo valzer di trasmissioni, di spazi da curare, da inventare, da condurre- il suo nome non venga neppure evocato?



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