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Fecondazione, Capezzone a Prestigiacomo: con il referendum 30 anni indietro?
Semmai, 30 anni indietro sono le segreterie dei partiti. Non abbia paura del responso popolare. Paese molto più maturo della sua classe dirigente.

Invece, bene su ricerca scientifica e eterologa: ma i cittadini devono potersi esprimere anche sul resto.

Roma, 23 settembre 2004

• Dichiarazione di Daniele Capezzone, segretario di Radicali Italiani

Le anticipazioni dell'intervista resa a "L'Espresso" dalla ministra Prestigiacomo meritano alcune valutazioni distinte.

Francamente, non comprendo l'affermazione secondo cui con il referendum "si tornerebbe trent'anni indietro". Semmai, se c'è qualcuno che viaggia con decenni di ritardo, sono le segreterie dei partiti, terrorizzate dal fatto che il voto popolare possa alterare le loro alchimie. Ma il Paese è molto più maturo della sua cosiddetta "classe dirigente".

Migliori sono le dichiarazioni volte a dare via libera ai quesiti referendari sulla ricerca scientifica e sulla fecondazione eterologa. Tuttavia (voglio ripeterlo all'onorevole Prestigiacomo, sperando che mi presti ascolto), il Paese deve potersi esprimere non solo su questi due, ma su tutti e cinque. La si smetta con questa rincorsa goffa e affannosa per cucinare un pasticcetto parlamentare che non avrebbe alcuna seria chance di risolvere le questioni poste, e servirebbe solo a tentare di sfilare la scheda referendaria dalle mani degli elettori.

Tra l'altro, come lo stesso Gianfranco Fini ha riconosciuto, la giurisprudenza della Cassazione è chiara, su questo. O una eventuale legge accoglie la domanda referendaria, oppure il referendum deve andare al voto. Non pensino di varare qualunque norma, e di potere -con ciò solo- imbavagliare il Paese.

Tra l'altro, se ci provassero, i primi a risentirsi sarebbero proprio gli elettori. Tanto quelli di destra, quanto quelli di sinistra. Che presenterebbero un conto salato (e definitivo) ai loro leader, o, a quel punto, ex leader.


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