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ven 10 mag. 2024
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Mellano e Boni denunciano i costi ambientali provocati dalla risicoltura
Mellano e Boni: “4 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno utilizzati per la coltivazione del riso in Piemonte sono una risorsa che non può, e non deve, più essere dispersa”.

Torino, 23 settembre 2004

Si inaugura domani, venerdì 24 settembre, nel padiglione 3 di Lingotto Fiere, la manifestazione "Un Piemonte a tutto Riso”, promossa dalla Regione Piemonte per celebrare il 2004, proclamato dall'ONU e dalla FAO Anno Internazionale del Riso.

All’interno della tre giorni sono previsti numerosi dibattiti incentrati su tematiche collegate alla risicoltura. Mancano però del tutto, almeno per ciò che si può vedere dai programmi pubblicati, interventi che mettano in risalto i danni ambientali prodotti nel passato e nel presente dalla coltura intensiva del riso in Piemonte.

Bruno Mellano (Consigliere regionale) e Igor Boni (Segretario dell’Associazione radicale Adelaide Aglietta) hanno dichiarato:

“Da anni stiamo facendo una campagna politica di denuncia sui costi ambientali di un’agricoltura che non ha saputo adeguarsi ai tempi e alle innovazioni tecnologiche e scientifiche. La risicoltura piemontese è il simbolo di tutto questo: poche decine di aziende che, arricchendosi in maniera smisurata, utilizzano la quasi totalità del patrimonio idrico-irriguo piemontese e provocano un inquinamento diffuso delle falde, causato dall’utilizzo eccessivo e, spesso, fuori legge, di sostanze chimiche (diserbanti in primo luogo).

Per questo vogliamo sottolineare nuovamente che in Piemonte, a fronte di 400 milioni di metri cubi consumati per usi civili, 6 miliardi di metri cubi sono consumati per irrigazione di cui 4 miliardi per la sola coltura del riso. A fronte di questa situazione occorre da subito, ed è già troppo tardi, che la Regione attui una politica di conversione della risicoltura in colture meno impattanti o che si passi alla coltivazione del riso in asciutta che, a fronte di produzioni analoghe, consentirebbe un risparmio di circa 3 miliardi di metri cubi d’acqua. Ulteriori danni ambientali derivano dall’inquinamento provocato nelle falde idriche; le aree risicole sono le più inquinate e spesso si trovano segni dell’utilizzo di sostanze proibite ormai da oltre 10 anni: bentazone ed atrazina.

Se tutto questo non dovesse emergere con chiarezza dagli incontri organizzati all’interno del convegno sarebbe un ulteriore segno di come la classe politica piemontese, quasi nel suo complesso, sia pronta a genuflettersi di fronte alla forte lobby dei risicoltori, a danno della stragrande maggioranza dei cittadini.”



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