Non c’è da trattare, da negoziare, da inventarsi improbabili “bicamerali”. I partiti non osino affossare tutto nella palude dei loro affari sporchi o nei corridoi del Palazzo.
Voglio dire a Piero Fassino, a Stefania Prestigiacomo, e a tanti, troppi altri: “Ora basta, giù le mani dal referendum”.
Non c’è nulla da “trattare” o da “negoziare”: non siamo al mercato del pesce (che tra l’altro, è un luogo assai serio, dove i truffatori la pagano cara). Le firme degli elettori non sono una “merce” da barattare, da scambiare per inventarsi nuove, improbabili “bicamerali”.
Più di un milione di cittadini sul primo quesito, più di 700mila sugli altri hanno (secondo Costituzione) attivato una procedura costituzionale, quella volta a dare la parola a tutti gli elettori. Non osino i partiti affossare tutto nella palude dei loro affari sporchi o nei corridoi del Palazzo.
Piuttosto, si difendano queste firme (Fassino abbia un po’ di rispetto anche per i suoi militanti, che hanno contribuito all’esito della raccolta…) e si consenta a tutti gli elettori di arrivare al voto della prossima primavera in modo libero e consapevole.