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Turchia, Bonino: ora i governi non facciano pasticci e rispettino la parola data nel 2002

Bruxelles, 6 ottobre 2004

• Dichiarazione di Emma Bonino, deputata europea radicale

 “La raccomandazione adottata oggi dalla Commissione europea è chiara: i criteri politici di Copenhagen sono rispettati a sufficienza per aprire i negoziati di adesione con la Turchia. Sicché non sussistono più motivi per ritardare  questo processo essenziale per l’Europa e per lo sviluppo democratico turco.

 

Rimangono, però, numerose ambiguità che mettono a rischio la decisione finale che dovrà essere presa dai capi di Stato e di governo il 17 dicembre  prossimo a Bruxelles. Le voci, secondo cui alcuni Stati membri vorrebbero rimandare il “dossier Turchia” ad un periodo successivo ai referendum sulla Trattato costituzionale europeo, confermano questo scenario contrario agli impegni assunti dal Consiglio europeo del dicembre 2002. All’epoca, i governi avevano chiaramente affermato che, se la Commissione avesse constatato il rispetto dei criteri politici di Copenhagen, i negoziati con la Turchia si sarebbero dovuti aprire “senza ritardi”.

Pacta sunt servanda, innanzitutto per l’Unione Europea.

 

Se vogliamo fare dell’Europa un attore politico, se vogliamo che Ankara continui il suo percorso di riforme politiche ed economiche offrendo cosi un esempio di democrazia  a tutto il mondo arabo e musulmano, allora la via da percorrere è l’accelerazione dell’adesione della Turchia all’Unione Europea. Senza nuove soluzioni pasticciate e senza ulteriori ritardi, il 17 dicembre i governi fissino la data di apertura dei negoziati.

 

A  questo fine, con i colleghi Joao de Deus Pinheiro (PPE), Michel Rocard (PSE), Borislaw Geremek (ALDE), Dany Cohn-Bendit (Verdi), abbiamo deciso di proporre oggi stesso a tutti i colleghi di sottoscrivere una Dichiarazione scritta ai sensi dell' articolo 116 del Regolamento  che chiede una decisione senza ambiguità sull'apertura dei negoziati il 17 dicembre, sulla quale speriamo di ottenere la maggioranza assoluta dei membri del Parlamento.

 



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