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Riforme istituzionali, Beltrandi: “premierato senza premier, potere assoluto ai partiti”
“La riforma del sistema di governo approvata ieri, ancorché in via non definitiva, prevede meccanismi tali da indebolire sia il Parlamento che il Presidente del Consiglio (Premier), per quanto indicato dai cittadini, dando forza solo e soltanto ai partiti politici della sua maggioranza.

Incredibile quanto errato il commento di tanti dell’opposizione”.

Roma, 16 ottobre 2004

• Dichiarazione di Marco Beltrandi, della Direzione di Radicali Italiani

“Dal centro sinistra si descrive la riforma approvata dal centro destra ieri alla Camera (definita impropriamente “premierato”) come conferente eccessivo potere al futuro Premier – Capo del Governo.

Viene da chiedersi se questa riforma sia stata davvero letta, poiché essa realizza l’esatto contrario, in quanto legalizza e rende politicamente legittimo quanto di fatto assoluto il potere dei partiti che compongono la maggioranza dei futuri primi ministri, e questo a scapito del Parlamento, del Capo del Governo, del Presidente della Repubblica e dei cittadini elettori.

Ci si chiede infatti che senso abbia fare eleggere dai cittadini un Capo di governo che in ogni momento può essere sostituito dalla sua maggioranza con un'altra persona non scelta dagli elettori, senza che questi abbia nemmeno la possibilità di trovare in Parlamento maggioranze alternative.

In definitiva, un Primo Ministro perennemente in ostaggio della sua maggioranza che sarà prevedibilmente rissosa e pluralista grazie al sistema elettorale che si vorrebbe sempre più proporzionale di quanto già non lo sia oggi.

Soltanto con un Presidente eletto direttamente dai cittadini, e che per governare non abbia bisogno della fiducia di un Parlamento composto da rappresentati effettivi del territorio in cui vengono eletti (grazie a collegi elettorali esclusivamente uninominali), si potrebbe raggiungere il risultato di avere al tempo stesso un Capo del Governo forte, un Parlamento forte, elettori che scelgono effettivamente, il tutto a scapito del potere dei partiti.

Questo è proprio, e non a caso, ciò che in Italia i partiti non vogliono contro la volontà dei loro elettori”.



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