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Staminali, Radicali si appellano all’Onu contro il bando sulla clonazione terapeutica
Comunicato stampa del Partito radicale e dell’Associazione Luca Coscioni.

New York, 21 ottobre 2004

 In un lettera inviata a tutti i membri delle Nazioni unite, Marco Perduca, Rappresentante all'Onu del Partito Radicale Transnazional e Marco Cappato, Segretario dell'Associazione Luca Coscioni hanno invitato i 191 ambasciatori presso le Nazioni unite a respingere "ogni proposta volta a proibire la ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, sia per quanto riguarda l'utilizzo di embrioni sovrannumerari (comunque destinati alla distruzione) che per la tecnica del trasferimento del nucleo cellulare finalizzata alla produzione di cellule staminali".

Nel 2003 il governo del Costa Rica, col sostegno di USA, Italia, Portogallo, San Marino e l'appoggio esterno della Santa Sede, aveva introdotto una risoluzione che avrebbe bandito qualsiasi tipo di clonazione andando a proibire totalmente la ricerca sulle cellule staminali. La commissione affari legali dell'Assemblea generala affronterà la questione il 21 e 22 ottobre.

Il 12 ottobre scorso, in una conferenza stampa organizzata all'Onu grazie al governo sud coreano, l'ex eurodeputato della lista Bonino Cappato aveva presentato l'appello lanciato dal PRT e dall'Associazione Coscioni durante la 60esima sessione della Commissione Onu sui diritti umani dell'aprile 2004. La petizione, che a oggi è stata sottoscritta da 19 premi nobel, decine di organizzazioni di pazienti nonché i 90 membri della Coalition for the Advancement of Medical Research degli Stati uniti, si appella al Segretario generale e agli Stati membri dell'Onu notando che se "una proibizione sulla clonazione terapeutica dovesse essere approvata a livello mondiale, come proposto da decine di Paesi già in occasione della 58esima sessione dell'Assemblea generale del 2003, essa rappresenterebbe una condanna a un'esistenza priva di speranza per milioni di persone in tutto il mondo che vivono nell'attesa di una cura per le loro malattie". I firmatari si appellano inoltre all'Onu "perché si possano trovare regole che affermino il diritto alla vita e alla salute garantendo libertà di scienza, coscienza e conoscenza."



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