Lo scorso 14 ottobre la Corte europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo ha per la prima volta discusso il ricorso di sei cittadini ceceni (dunque russi) contro il governo russo.
Maghomed Khachiyev e Rosa Akayeva, già residenti a Grozny, denunciano torture e omicidii compiuti contro membri della loro famiglia da militari russi alla fine di gennaio del 2000. Si ritrovarono, crivellati di proiettili, i corpi del fratello e della sorella di Khachiyev, dei due figli della sorella, e del fratello della Akayeva. L'indagine non approdò a nulla. Un tribunale civile inguscio decretò che i ricorrenti avessero diritto a un risarcimento per l'omicidio commesso da soldati non identificati.
Medka Issayeva, Zina Youssoupova e Libkan Bazayeva, di Grozny, e dal 1999 profughe in Inguscezia, subirono il bombardamento aereo indiscriminato dell'armata russa mentre fuggivano. Issayeva fu ferita, due suoi figli e una nipote furono uccise, Youssoupova fu ferita, l'auto di Bazayeva , con tutti i beni che era riuscita a caricare, fu distrutta. L'indagine, benché avesse appurato subito la fondatezza della versione delle denuncianti, fu sospesa e insabbiata. Si disse che il bombardamento aereo era giustificato e proporzionato.
Zara Issayeva subì il 4 febbraio 2000, nel villaggio di Katyr-Yourt, il bombardamento indiscriminato dell'artiglieria russa. Suo figlio e tre nipoti furono uccisi. L'indagine accertò la fondatezza della versione, ma fu chiusa senza esito nel 2002: il bombardamento fu dichiarato legittimo, perchè nel villaggio si sarebbero trovati dei combattenti.
I denuncianti lamentano le torture e le uccisioni, come l'impossibilità di trovare giustizia nelle sedi istituzionali russe, e invocano la Convenzione europea all'art. 2, sul diritto alla vita, l'art. 3, sul bando della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti, e l'art. 13, sul diritto a un efficace ricorso giudiziario, oltre che l'articolo sulla protezione della proprietà . Le denunce erano state presentate nella primavera del 2000, e la Corte le aveva dichiarate ricevibili il 19 dicembre 2002.
Nell'udienza del 14 ottobre, il rappresentante del governo russo ha ripetuto le giustificazioni delle violenze con la necessità militare, e sostenuto che la giustizia russa avesse offerto, benché senza alcun esito, le vie adeguate di ricorso giudiziario. Maghomed Khachiyev e Rosa Akayeva erano presenti all'udienza.
La Corte, presieduta dal greco Christos Rozakis, e composta dai giudici Peer Lorenzen (danese), Giovanni Bonello (maltese), Francoise Tulkens (belga), Nina Vajic (croata), Anatoli Kovler (russo) e dall'italiano Vladimiro Zagrebelski, deciderà in camera di consiglio, ed emetterà la sua sentenza, non prima di alcuni mesi. Della quale si capisce il rilievo. Dopo la dichiarazione di ricevibilità dei ricorsi, una condanna della Russia significherebbe un importante riconoscimento simbolico a cittadini ceceni, e un precedente concreto per un numero incalcolabile di altre vittime di violenze, esazioni e giustizia negata.
La Corte europea è un'emanazione del Consiglio d'Europa, del quale fa parte la Russia, come gli altri Stati già appartenenti all'Urss. Sono già pendenti presso la Corte più di cento altri ricorsi di cittadini ceceni.
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