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De Lucia: "Ormai per la Fiat siamo al 'salvataggio permanente'. A fondo perdutissimo"

22 ottobre 2004

• Dichiarazione di Michele De Lucia, della Direzione di Radicali italiani

Ci risiamo. Nel 2002, di fronte alla ennesima grave crisi della casa torinese, la famiglia Agnelli, il Presidente del Consiglio Berlusconi, il Ministro del Welfare (quale?) Roberto Maroni, i sindacati tutti e confindustria, ci raccontarono, e raccontarono prima di tutto agli operai, che l’intervento a vantaggio di Fiat della Cassa integrazione - aiuto di Stato, che almeno si ebbe il pudore di non presentare come intervento a sostegno dei lavoratori - sarebbe stato una tantum, e tale da aiutare in modo risolutivo la ristrutturazione che si andava ad avviare. La Cassa integrazione, a zero ore, partì per 8.100 dipendenti il 2 dicembre 2002, e andò avanti, con diversi stop-and-go e a seconda degli stabilimenti, per gran parte del 2003.

 

Oggi, trascorsi pochi mesi durante i quali la Fiat ha continuato a beneficiare a intermittenza dell’istituto, e dopo che i vertici della Fiat stessa hanno stabilito che fossero rase al suolo le catene di montaggio dello stabilimento di Arese pochi giorni prima che il Tribunale di Milano si pronunciasse per l’immediato rientro sul posto di lavoro dei dipendenti che avevano terminato il periodo di Cigs, l’annuncio di un nuovo, massiccio ricorso all’istituto, così strutturato:

- Melfi chiude tutta la prima settimana di novembre;

- Mirafiori, Termini Imerese e Cassino si fermano dal 22 novembre al 5 dicembre (6.440 lavoratori interessati).

 

Anticipiamo nel dettaglio alcuni dati:

- per quanto riguarda Termini Imerese, solo quest’anno i dipendenti sono già stati in Cassa integrazione dal 27 settembre al 2 ottobre (e uno!), Cassa che è già ripresa per i 1.440 addetti il 18 ottobre scorso e continuerà fino al 2 novembre (e due!), e dal 22 novembre al 5 dicembre si riprende (e tre!): alla faccia delle “una tantum”;

- lo stabilimento di Cassino si era già fermato dal 27 settembre al 9 ottobre.

 

È chiaro che la quantità immane di denaro di cui la Fiat ha potuto beneficiare negli anni per scaricare il costo e il rischio d’impresa sulle cassa dello Stato è da considerare salvataggio permanente a fondo perdutissimo: i posti di lavoro continuano ad esistere essenzialmente come posti di lavoro fittizi.

 

Di fronte all’evidenza di una truffa – in senso tecnico-giuridico, per la violazione degli artt. 1, 4 e 24 della legge 223/1991 (divieto di Cigs in caso di esuberi definitivi), e politico, perché si tratta di un parcheggio senza alcuna speranza di riqualificazione e ricollocazione degli operai sul mercato legale del lavoro – che continua ad essere consumata ai danni di imprese e cittadini, sono sempre più evidenti gli interessi che impediscono la riforma degli ammortizzatori sociali in Italia: continuare a privatizzare i profitti e a socializzare le perdite, a discrezione dei committenti partitici, confindustriali e sindacali di turno.

 

Con buona pace degli interessi dei lavoratori, nessun posto di lavoro continua ad essere davvero salvato.



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