Dall'Onu all'Unione europea "ci troviamo davanti ad un'azione deliberata di immensa importanza",il tentativo di "realizzare un vero "ukase" (disposizione autoritaria, ndr) politico da parte di un gruppo assolutamente minoritario, di frontiera, estremo se non estremista" che unisce, "Stati Uniti, Stato del Vaticano, Italia e Portogallo". A sostenerlo è il leader radicale Marco Pannella, che ieri ha inviato ai parlamentari europei una lettera invitandoli a votare domani contro la Commissione Barroso.
Pannella, lei ha sollecitato gli europarhmentari a votare contro Barroso, definendo questa votazione "una grande opportunità ". Perché?
"Perché ci sarebbe una crisi istituzionale se l'Unione europea fosse un regime autoritario, non uno stato di diritto come invece deve essere. Il fatto che in un momento in cui a Roma si appongono firme così prestigiose al Trattato costituzionale, e l'altra istituzione, il Parlamento europeo, ha sfiduciato politicamente la Commissione, tutto ciò dimostra invece un perfetto funzionamento della stato di diritto dei poteri separati. D'altra parte, Altiero Spinelli diceva che non ci sarà mai davvero una comunità europea fintanto che il parlamento non darà il suo primo vero voto di sfiducia politica contro la commissione europea".
Ma il voto contro Barroso è conseguenza del "caso Buttlglione?"
"Io direi che va oltre. Il problema Buttiglione non esiste più".
E allora qual è il problema?.
"Venerdi all'Onu c'è un voto delicatissimo, di importanza mondiale, che riguarda la ricerca sulle cellule staminali. Una ricerca che si vorrebbe bloccare. E a sostenere tale posizione, contenuta in una risoluzione presentata dal Costa Rica, ci sono oltre agli Stati Uniti e Stato del Vaticano, guarda caso anche Italia e Portogallo, come nel caso detto "Buttiglione", e poi il sostegno di altri cinque Paesi della Ue: Irlanda, Malta, Slovacchia, Austria e Polonia.
Dall'altra parte invece ci sono 18 Stati su 25 della Ue che hanno preso posizione sulla mozione belga, che è sulle nostre posizioni referendarie e non su quella della legge 40 (sulla fecondazione assistita, ndr). Lo scontro non ha nulla a che vedere con la religione ma è fra una politica che pretende di piegare i suoi interessi religiosi, e la politica laica, che è quella che non mischia le fedi individuali con l'attività istituzionali".
Lei comunque, insieme con Emma Bonino, all'inizio aveva sostenuto la candidatura Barroso, cosa le ha fatto cambiare idea? "Certo Barroso è un uomo politico abile, intelligente, ma in merito a quanto sta accadendo all'Onu ci è sembrato che lui, come Berlusconi, accumulasse goffaggine, errori. Poi però ci siamo resi conto che il suo comportamento era rigoroso: è lui che ha affidato a Buttiglione la commissione "Libertà Pubbliche". Era un tentativo rivoluzionario, nel senso reazionario, dal momento che quella era la commissione di più grandi tradizioni liberali e libertarie del Parlamento. Mentre contemporaneamente l'Italia, cioè Berlusconi, stava tentando di far passare all'Onu posizioni uguali a quella del Portogallo, dove non c'entra la religione, ma c'entrano semplicemente politiche repressive piuttosto che politiche tolleranti e liberali. A questo punto non ci sembra saggio che a presiedere la Commissione ci sia qualcuno che rappresenta in un modo così evidente una posizione non estremista, ma estrema, di estrema frontiera, di estrema minoranza nell'Unione europea. Ci siamo dunque convinti di trovarci davanti ad un tentativo deliberato di dare la Commissione in mano a chi nella Ue rappresenta una posizione, durissima o nobilissima non discuto di questo, ma assolutamente di minoranza".
Ma un voto contro la Commissione Barroso a pochi giorni dalla firma della Costituzione a Roma non aprirebbe una crisi istituzionale? "Anzi, la sfiducia rappresenterebbe un grande aumento di prestigio dell'intera Unione europea, perché apparirebbe finalmente come uno stato di diritto democratico, dove accade, almeno una volta in 25 anni, che un Parlamento non è costituito da "yes men" ".