Roma. Oggi a Roma sarà firmata la Costituzione europea. Alla cerimonia non ci saranno soltanto i leader dei 25. Saranno presenti infatti anche Bulgaria e Romania, in attesa di unirsi all’Ue nel 2007, Croazia, in qualità di osservatore, Turchia come candidato. E anche se vedere Recep Tayyp Erdogan, premier turco, a un evento così fortemente europeo ha un significato carico di buoni auspici per Ankara, l’accesso del paese in Europa non è scontato. Nonostante la richiesta del governo turco d’entrare nell’allora Comunità economica europea risalga a oltre cinquant’anni fa, oggi il dibattito è più che mai vivo e capace di creare disordine nel mondo politico europeo. Un rapporto, presentato ieri a Roma e appena pubblicato dalla Commissione indipendente sulla Turchia (composta fra l’altro da Martti Ahtisaari, ex presidente della Finlandia, Emma Bonino ex commissaria europea e deputata europea, Bronislaw Geremek, ex ministro degli Affari Esteri polacco e deputato europeo, Michel Rocard, ex premier francese e deputato europeo, Albert Rohan, ex segretario degli Esteri austriaco), cerca di “contribuire a un dibattito più obiettivo e razionale circa l’adesione della Turchia all’Unione”. Erdogan stesso parteciperà il 6 e 7 dicembre alla presentazione dell’iniziativa al Parlamento europeo.
La Turchia è parte dell’Europa, è stato ricordato alla conferenza, geograficamente e culturalmente. Scrive il rapporto che “la regione che oggi rappresenta il cuore della Turchia è stata una delle culle della civiltà europee”, e si sofferma sui benefici che sia Ankara sia Bruxelles trarrebbero da un’adesione. E a chi teme lo spettro di un’invasione dell’islam fondamentalista, si ricorda che la Turchia, benché governata da un partito religioso, ha imboccato da tempo la strada del laicismo e il cammino democratico. “Il problema della Turchia è benvenuto, perché ci porta a riscoprire le idee base della Costituzione europea – ha detto Bonino – idee di democrazia più che d’economia. Lo scontro di civiltà non è un destino ineludibile, al contrario. L’Europa non è né un progetto religioso né geografico”.
L’entrata della Turchia in Europa, secondo la Commissione, che ci tiene a specificare la sua indipendenza da organi europei, fornirebbe una prova che l’appartenenza all’Unione non è legata a gruppi religiosi, leggi cristiane, e sarebbe inoltre uno strumento capace di dare una spinta all’integrazione dell’islam d’Europa nel tessuto sociale.
“Una risposta negativa data dall’Unione Europea all’entrata della Turchia avrebbe un effetto estremamente negativo sul mondo islamico – dice al Foglio Geremek – perché sarebbe il segnale che noi europei pensiamo in termini di scontro di civiltà e contraddizioni fondamentali tra eredità cristiana, come valore d’integrazione europea, e il mondo dell’islam. Una decisione favorevole avrebbe un profondo effetto positivo sul comportamento dell’islam verso l’occidente e l’Europa. L’Ue, che cerca un suo ruolo nella politica internazionale, ha già l’opportunità d’influenzare la laica Turchia sulla via della modernizzazione, ha un impatto politico positivo, e ora ha la possibilità di mandare un messaggio di speranza agli altri paesi islamici”. E se la diretta prossimità dell’Europa con il Medio Oriente spaventa, l’adesione favorirebbe l’Unione in materia di sicurezza e le darebbe uno slancio importante nella lotta contro il terrorismo. Ne è convinto Geremek: “Se la Turchia diventa membro dell’Ue, potremo contare sulla sua influenza positiva nella guerra contro il terrorismo internazionale; succede già oggi, nel processo di negoziazione per l’accesso. Per ironia della storia un partito fondamentalista moderato al potere sta facendo di tutto per adattare il paese ai requisiti dell’Ue e si dichiara in contraddizione con la filosofia fondamentalista alla base delle azioni terroristiche. Qualcuno può pensare che diventeremo i vicini di paesi come Iran e Iraq. Già oggi, se l’Ue vuole svolgere un ruolo in politica internazionale, deve affrontare le origini del terrorismo internazionale. Avere la Turchia con noi, un paese con una tremenda esperienza di questa regione, renderà l’Unione più forte”.
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