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III Congresso di Radicali Italiani: relazione di Rita Bernardini

Roma, 29 ottobre 2004

In ogni congresso radicale – e questo è un congresso radicale – l’attenzione alla situazione economica finanziaria è e deve essere massima perché è da come governiamo la nostra organizzazione nel portare avanti l’azione politica che ogni anno decidiamo in congresso, che prefiguriamo la vera portata e incisività di quanto, insieme, mettiamo in opera.

Grazie a Radio Radicale abbiamo potuto ascoltare da decenni tutti i congressi dei partiti politici italiani; non so se sono stata io particolarmente disattenta, ma non ricordo relazioni di tesoreria fatte in apertura, per fornire ad iscritti e/o delegati elementi di dibattito; non ricordo rendiconti e bilanci analizzati e votati come avviene nelle nostre sedi congressuali. Così come non mi risulta che da qualche parte i partiti pubblichino gli stipendi e i rimborsi percepiti dai dirigenti come fa Radicali Italiani nel suo sito internet www.radicali.it. Persino le riunioni di Direzione sono da tempo ascoltabili online.

E con questo non voglio dire che noi siamo più bravi degli altri: è che – senza ipocrisie – cerchiamo di darci regole che ci costringano a questo rigore per essere giudicati persino per quel che avviene nelle nostre riunioni interne a volte caratterizzate da fortissimi dibattiti e scontri.

Sicuramente la nostra storia di “radicali” è diversa da quella degli altri soggetti politici per quanto riguarda il fronte del finanziamento della politica e, in particolare, del finanziamento pubblico dei partiti. I fatti sono fatti e ogni tanto è bene metterli uno appresso all’altro per ricordarci da dove veniamo e come eravamo, dove ci troviamo e come siamo oggi, per comprendere meglio – fra le tante scelte che si possono fare – dove possiamo andare e come saremo.

Nel ’77, un anno dopo aver fatto il suo primo ingresso in Parlamento, il Partito Radicale promosse il referendum per abolire il finanziamento pubblico dei partiti: lo perdemmo – noi, da soli, con 4 parlamentari su mille e l’1 per cento dei voti – con il 43,6%. Durante gli anni della presenza parlamentare gli eletti radicali hanno lavorato in un modo incredibile per denunciare la falsità dei bilanci dei partiti, per sviscerare ed esaminare i conti dello Stato, per tentare di proporre alternative allo strapotere dei partiti sui cittadini. Il felice abbinamento che volemmo e realizzammo nel ‘91 raccogliendo contemporaneamente le firme per il referendum sulla legge elettorale e quello sul finanziamento pubblico dei partiti costituiva (costituirebbe) la vera Riforma di cui aveva -ed ha bisogno ancora oggi- l’Italia. L’azione letteralmente illegale delle massime istituzioni della Repubblica fece sì che referendum vinti con percentuali da capogiro (83 per cento sulla legge elettorale del Senato e 90,3 per cento contro il finanziamento pubblico dei partiti) furono totalmente negati nei loro esiti da leggi che hanno ribaltato il verdetto popolare: le leggi elettorali vigenti mantengono tutte quote proporzionali che continuano a far vivere il regime dei partiti, il finanziamento pubblico è stato reintrodotto sotto i falsi nomi del “4 per mille” prima e dei “rimborsi elettorali” poi… e con i continui ritocchi al rialzo; l’ultimo tentato e sventato – credo, ancora una volta per merito nostro - solo pochi giorni fa.

E non ci siamo arresi dopo i “ribaltoni” che ho ricordato: ancora nel ’99 ci abbiamo riprovato e – mettendo in gioco il patrimonio – abbiamo di nuovo raccolto le firme sulle due questioni inserendole in un pacchetto di riforme economiche e della giustizia. ''Le solite rissose alleanze di sinistra e destra rischiano di bloccare le necessarie riforme istituzionali ed economiche”. Una ''piccola speranza” - scriveva l'Economist qualche mese prima del voto su quei referendum poi definiti COMUNISTI e da sabotare da parte di Silvio Berlusconi - è rappresentata ''dal Partito radicale di Emma Bonino'' che ha promosso una serie di referendum ''la cui adozione potrebbe scuotere le cose in senso positivo”. Una piccola speranza scriveva dunque l’Economist che, spiegando la situazione italiana scriveva allora di “paludi della vecchia sinistra” che sommate alle “divisioni del centro destra” avrebbero reso improbabili “stabilità” e “riforme”. Ci siamo, purtroppo.

Questa brevissima storia, raccontata in trenta righe, evidenzia i fatti salienti e concreti (non intenzioni e/o parole) adottati dai radicali sul fronte del finanziamento della politica. Quest’opera non si è mai dissociata in modo schizofrenico dal nostro rapporto con il finanziamento pubblico dei partiti: oltre ai referendum, ne abbiamo fatte di tutti i colori decidendo destinazioni del contributo statale originali, creative, non scontate che sono andate dalla realizzazione del servizio pubblico di Radio Radicale, fino alla pazzia della distribuzione in piazza del “bottino”, ben 1 miliardo 497 mila lire nel 1997. “Bernardì – mi disse il capo dell’Ufficio di Gabinetto della Questura di Roma all’indomani di una distribuzione fallita per la scarsa presenza delle forze dell’ordine in Piazza Sa Giovanni – Bernardì, i soldi si danno e si prendono in Banca, non per strada come volete fare voi… se proprio volete fare ‘sta follia, dovete fare quello che vi dico io, nel lato della piazza che vi dico io… Tutto andò bene il giorno dopo, sotto una pioggia battente, con Pannella collegato per telefono a causa di un grave malore che preannunciava – per la sua salute e per i radicali - il difficilissimo 1998.

Ho fatto, in questa breve ricostruzione, l’economia del caso Italia: cosa sia credo che sia chiaro anche a chi è arrivato ai radicali da pochi mesi avendo vissuto l’esperienza della raccolta delle firme per il/i referendum. Già, perché si fa presto a dire “referendum”, ma chiunque di voi può raccontare la differenza che c’è stata fra i tavoli di aprile e quelli dei mesi successivi quando si è riusciti a strappare qualche brandello di informazione sui mass media non solo attraverso l’azione nonviolenta, lo sciopero della fame, ma anche sapendo cogliere, come ha saputo fare Daniele Capezzone, fatti di cronaca quotidiana. Si fa presto a dire… e qualcuno fa presto a dirlo, anche fra noi, per poi passare velocemente alla politica seria: elezioni regionali, di qua o di là, scegliere subito centro-destra o centro-sinistra.

Ce la ricordiamo la discussione “interna”? I dubbi di molti di noi sull’avvio della raccolta dal 13 aprile sul referendum totalmente abrogativo?

Con Daniele, avevamo da mesi operato assieme a Del Pennino, Turci, Morando e altri parlamentari, per la creazione di un Comitato che grazie al lavoro di Emilio Colombo e Federico Fisher, trovò un accordo su quesiti parzialmente abrogativi della legge 40, quesiti “a prova di giurisprudenza della Corte Costituzionale”. Intanto i “marchi” (Pannella e Cappato) si convincevano e ci convincevano sulla proponibilità di un quesito totalmente abrogativo della legge sulla fecondazione assistita che in cuor nostro tutti volevamo ma che non avevamo preso fino in fondo in considerazione: i pareri di alcuni costituzionalisti sgomberarono ogni dubbio. Quel diavolo di un Pannella! E consentitemelo di dirlo in modo affettuoso, anche quel diavolo d’un Capezzone! Daniele, una volta di più nell’occasione referendaria, è stato capace di guidare e coordinare noi tutti facendo tesoro delle capacità e delle volontà di tutti, quelle che c’erano o che si manifestavano all’improvviso; o quelle che è stato capace di sollecitare e far emergere anche in altri che radicali non erano.

Che l’appuntamento e il successo della raccolta delle firme sia stato possibile grazie a quanto si è stati capaci di costruire insieme giorno dopo giorno e che non era affatto scontato, credo che sia indubbio. Ricordo le pagine di Pannella sull’Unità e il sostegno di Furio Colombo: quando Marco preparava gli inserti pubblicitari io tremavo, perché contenevano già nei titoli (figuriamoci nei testi) attacchi così precisi e forti sul disimpegno referendario dei vertici dei DS che pensavo avrebbero provocato la reazione negativa della cosiddetta base e il definitivo abbandono da parte di chi - con decine di migliaia di consiglieri comunali - poteva invece assicurare la raccolta dsi tutte le firme in tre giorni. Poi però dovevo (dovevamo) ricredermi, perché il Comitato dei Referendum parziali non si metteva in moto tanto che i quesiti furono depositati solo a metà luglio quando D’Alema incontrando Luca Coscioni gli parlava di referendum/stimolo preannunciando che i Ds sarebbero scesi in campo a settembre. Altro che fuga in avanti la nostra raccolta anticipata sull’abrogazione totale della legge 40! Come dimenticare oggi che all’inizio di agosto Fassino incontrava il portavoce della Conferenza Episcopale e prometteva l’impegno contenuto dei DS nella raccolta delle firme e che Veltroni, il sindaco di Roma, impediva per mesi ai cittadini di firmare nei Municipi. Insomma Pannella ben sapeva fin dall’inizio con chi aveva a che fare e quali ‘fatti’ occorreva mettere assieme per determinare il successo della raccolta.

Credo che anche il nostro amico e compagno Lanfranco Turci, tesoriere del Comitato, abbia conosciuto meglio il suo partito nel corso di questi mesi di suo impegno spassionato per la causa referendaria. C’è voluto tutto il suo sangue freddo – insieme all’esperienza e alle sue indubbie capacità - per non dare per persa la partita nel corso dell’infuocata estate referendaria. Parliamo di cifre. Al 20 settembre le firme arrivate al Comitato dei Referendum parziali insediatosi presso la sede nazionale della CGIL, erano 66.280. Negli ultimi 10 giorni ne sono arrivate 674.940, con un picco il 28 settembre di 127.000 firme! A cinque giorni dalla consegna in Cassazione, le firme giunte erano 461.000!

Io sono convinta che la situazione si sia sbloccata quando Fassino ha compreso che i referendum erano esplosi nel paese e che, sul referendum totalmente abrogativo, i radicali ce l’avrebbero comunque fatta. Ecco il giorno dopo giorno… Ecco i fatti. Ecco la fila dei 180 giorni dei militanti radicali che non hanno mollato.

In tutto questo è bene anche vedere quali sono stati i costi di questa “impresa”: c’è un rendiconto che trovate fra gli allegati di questa relazione. Anche in questo caso – conoscendo i costi delle nostre campagne precedenti – c’è da gridare al miracolo per l’esiguità delle somme: 201.000 euro le uscite, 58.000 le entrate, un saldo negativo di 143.000 euro coperto grazie ai prestiti erogati al Comitato Promotore dalla Lista Pannella e, in misura molto inferiore da Radicali Italiani e dal Partito Radicale. Ma attenzione alla nota che, con Antonella Casu, abbiamo inserito:

Trattasi di "rendiconto" assolutamente "parziale": infatti, non considera i costi per l'utilizzo delle strutture centralizzate di pressoché tutti i soggetti dell'area radicale (sedi, telefoni, collegamenti, personale); quelli sostenuti localmente dalle associazioni e dai militanti radicali e dell'Associazione Luca Coscioni; i mailing elettorali della Lista Bonino per le europee che pure hanno informato milioni di italiani della raccolta delle firme in corso; il sostegno quotidiano e veramente straordinario di Radio Radicale. Tornerò più avanti sui fatti o, se preferite, sul fatto, nel senso dell’eseguito, dell’attuato, realizzato.

Ora vengo al bilancio di Radicali Italiani che sarà subito distribuito al termine della relazione assieme a tutti gli allegati. I numeri in rosso stanno a dimostrare i problemi non ancora risolti. Ciò che è indubbio è che Radicali Italiani, da quando si sono costituiti e ancora oggi, non sono in grado di autofinanziarsi: è accaduto anche questo anno di grandi successi politici e organizzativi.

Il Bilancio presentato all’ultimo Congresso era al 30 settembre 2003 e presentava un disavanzo pari a euro 1.233.000; se a questo si aggiungono i costi del mese di ottobre e quelli relativi al II Congresso, il disavanzo ereditato a novembre scorso ammontava a euro 1.367.000.

Il Bilancio presentato a questo Congresso è relativo a questo anno di Radicali Italiani, ovvero da congresso a congresso, include la stima delle spese di questo III Congresso nonché la stima delle spese e dell’autofinanziamento del mese di ottobre.

Il disavanzo prodotto in questo periodo è pari a euro 609.000 che, cumulato a quello precedente, porta il disavanzo complessivo a euro 1.976.000; tale disavanzo è relativo per il 92,19% ai debiti nei confronti di altri soggetti dell’area radicale (i principali: Partito Radicale 1.297.277 e Lista Pannella 480.000).

Sul fronte delle iscrizioni e dei contributi, 1.880 sono gli iscritti 2004 che risultano al 22 ottobre (-71 rispetto alla stessa data del 2003); 727 sono i contribuenti non iscritti (- 229 rispetto alla stessa data del 2003). In totale i 2.607 sostenitori di Radicali Italiani hanno versato 535.027,61 €. (- 62.400 € rispetto alla stessa data del 2003).

Questa situazione aggiornata al 22 ottobre è di segno completamente diverso da quella da me presenta al Comitato di fine giugno scorso quando gli iscritti erano solo 4 in meno (1.659 verso i 1.663 del 2003); i contribuenti erano 321 in più e l’autofinanziamento era di 25.000 euro superiore a quello del 2003. “Considerando l’andamento attuale, pronosticavo quattro mesi fa, l’autofinanziamento previsto nei 12 mesi ammonterà a circa a 742.000 euro. Mi sbagliavo.

Questo vuol dire che tre mesi interamente dedicati ad imbastire e cucire il successo della campagna referendaria sono stati ripagati da una minore voglia di iscriversi e di contribuire? Non lo credo, per quanto io possa essere stata – e non escludo che lo sia stata - una cattiva tesoriera.

Veniamo ai rapporti di Radicali Italiani con i soggetti dell’area Radicale e, in particolare, con il PRT e con la Lista Pannella. I conti di oggi e quelli di ieri (cioè degli anni precedenti) dimostrano che il Movimento Liberale Liberista e Libertario – soggetto costituente del Partito Radicale Transnazionale – cioè Radicali Italiani, non è in grado, come ho già detto, di autofinanziarsi con i soli contributi di iscritti e simpatizzanti. La Lista Pannella ha svolto e svolge un ruolo determinante nel farsi carico di coprire le emergenze finanziarie sia del PRT, sia di Radicali Italiani.

Ma parliamoci chiaro, i nodi verranno presto al pettine se è vero come è vero che i denari incassati e che incasserà la Lista Pannella come rimborsi elettorali corrispondono effettivamente alle spese sostenute nella campagna elettorale per le europee e sono effettivamente destinati a coprire – nel corso dei cinque anni – i debiti accumulati e dilazionati dai fornitori. Affermo che concretamente non possiamo - e aggiungo non dobbiamo - contare per il futuro su prestiti che non siamo in grado di restituire.

Il Partito Radicale Transnazionale sta attraversando una grave crisi; nei prossimi mesi – attraverso il Congresso – si farà il tentativo di tornare alla normalità statutaria eleggendo il segretario che non c’è da quando Olivier Dupuis si è dimesso. Il Partito Radicale deve essere il soggetto politico centrale dell’intera area radicale perché questa scelta che abbiamo confermato nel corso degli anni trova il suo fondamento nella validità dell’intuizione politica della fine degli anni ottanta: nessuno dei gravi problemi del nostro tempo può essere affrrontato sensa una visione capace di superare le frontiere degli Stati nazionali. Guardate quale ruolo speciale sta svolgendo oggi, pur con tutti i suoi problemi, il Partito Radicale all’ONU, con la microscopica sede di New York animata da Marco Perduca e Matteo Mecacci e con la formidabile azione dell’Associazione Luca Coscioni sul tentativo – giocato da Usa, Portogallo, Italia e Vaticano - della messa al bando in tutto il mondo della clonazione terapeutica. Sotto la leadership di Luca Coscioni e Marco Cappato, decine di Premi Nobel e di scienziati di tutto il mondo sono in prima fila per impedire quel che Pannella chiama un misfatto. “E’ ora di compiere - ha detto Pannella a Berlusconi – rispetto alle proclamazioni liberali, un fatto e dei fatti, anziché misfatti”. Io penso che come ho detto all’inizio sul finanziamento pubblico, noi come radicali dobbiamo continuare ad essere capaci di fare i fatti e di deterninarne anche di migliori facendo scelte e dandoci regole più adeguate a quel che siamo oggi e, soprattutto, a quel che vogliamo divenire. Dobbiamo trovare o ritrovare un luogo, una sede politica, dove la ricchezza dei soggetti radicali trovi possibilità di espressione e di crescita. Per me è un luogo dove deve essere affermata la centralità del Partito Radicale ma anche l’autonomia gestionale e amministrativa dei soggetti che solo in questo modo possono scegliere le interdipendenze come l’accorrere, a volte necessario, su un fronte scoperto ma vitale di lotta politica.

Forse la soluzione sta proprio nel saper guardare alla teoria di fatti che abbiamo - a volte caoticamente perché presi dall’emergenza - messo insieme sui fronti più diversi.

Penso a Luca, a quattro anni fa, quando nessuno di noi pensava di ingaggiare la lotta sulla libertà della ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali. Penso ai fatti che sono scaturiti da quell’incontro.

L' 1 novembre, festa di tutti i Santi, don Oreste Benzi ricorderà nella Certosa di Bologna i bambini concepiti e mai nati. ''In questo momento storico in cui si vorrebbe prescindere dalla verità sull' inizio della vita umana - spiega una nota dell' Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII fondata dal sacerdote - vogliamo ricordare i 2.600 bambini che ogni anno sono vittime dell' interruzione volontaria della gravidanza e le migliaia di morti a causa delle tecniche di laboratorio utilizzate per la fecondazione artificiale, dei contraccettivi abortivi, della pillola del giorno dopo''. Dimenticherà di pregare Don Oreste Benzi per tutti quei bambini concepiti e mai nati che ogni donna espelle naturalmente senza accorgersene nel corso della sua vita feconda? O quei “concepiti” non sono bambini sol perché quel che decide la natura è sempre il frutto della volontà di Dio, mentre quel che sceglie, inventa, costruisce l’essere umano è invece il frutto del maligno? E’ vero – come scrive Rossana Rossanda – “la laicità non possiede gli abissi sapienzali delle religioni rivelate e forse neanche altrettanta conoscenza delle pieghe dell’animo umano. E’ vero, ma non l’ha mai preteso”.

Quella che abbiamo davanti a noi, è la sfilata dei giorni che dobbiamo conquistare, strappare agli insabbiatori e ai mistificatori, un lavoro umile che non ha la pretesa di salvare il mondo ma solamente di conquistare regole semplici e umane che oggi sono negate. Mi auguro che lo si decida a partire da qui, da questo congresso, per non perdere la partita.


ALLEGATI



Bilancio di Radicali Italiani (1 nov. 2003 - 30 ott. 2004) e allegati

Nota sull'autofinanziamento dell'area radicale ( .zip)

La relazione dei revisiori dei conti

Costi dei referendum per l'abrogazione della legge 40/2004

Progressione dell'arrivo firme (Comitato 5 referendum)

IN PRIMO PIANO







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