Come referendario non ho obiezioni alle recenti iniziative parlamentari che vogliono modificare le parti peggiori della legge 40 sulla procreazione assistita. L'ho sostenuto anche nel luogo meno adatto, ovvero al congresso radicale. Con i quesiti referendari abbiamo posto quattro grandi temi. Ora siamo pronti — ammesso e non concesso che ciò avvenga - a raccogliere in Parlamento quanto di positivo dovesse maturare, e altrettanto pronti a chiedere ai cittadini di cambiare con i referendum quello che il Parlamento non vorrà modificare. Senza i referendum in questa legislatura non si sarebbe più mosso nulla. Tocca però al centrodestra dimostrare davvero la volontà di cambiare. Finora non abbiamo visto altro che la pretattica del ministro Prestigiacomo e del senatore Tomassini. Tutti, nella Cdl, sono in attesa delle decisioni del premier. Aspettano di capire se il patto sottoscritto tra Berlusconi e le gerarchie cattoliche al momento del varo della legge 40 sarà rivisto, in che direzione e fino a che punto.Â
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Ma i segnali non sono incoraggianti, anche l'esito delle elezioni americane, sembrerebbe alimentare la tentazione di sfidare i referendum e di invitare a disertare le urne. In questo contesto prende le mosse l'iniziativa di Giuliano Amato, la cui aspirazione non è chiara. Amato ha commesso l'errore di presentarla come un'iniziativa tesa a combattere gli opposti estremismi dei referendari e dei difensori della legge. dalla Presentata come un modo per " dribblare" i referendum non poteva sollevare l'entusiasmo di chi aveva passato l'estate a raccogliere le firme, creando le premesse anche per possibili cambia menti in parlamento. Ma non appare ben motivata neppure dal punto di vista istituzionale.
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I referendum -se ammessi - o sono superati con modifiche puntuali da una legge di merito o sono insuperabili. Allora l'iniziativa di Amato potrebbe risolvere in parlamento alcuni dei problemi posti dai referendum, riducendo il numero delle consultazioni e la portata nel confronto referendario. Non è il percorso migliore, ma non ci trovo niente di scandaloso. A quanto si sa, il testo, che ambisce a riscrivere la legge 40, escluderebbe la possibilità della clonazione ai fini terapeutici, limiterebbe fortemente il ricorso alla fecondazione eterologa. Infine, sostituirebbe gli ootidi agli embrioni nella fase di conservazione precedente all'impianto, per ridurre la produzione di embrioni soprannumerari, soluzione probabilmente non accettabile per i cattolici più dogmatici che qualificano l’embrione come persona. Dunque, le prime due questioni non supererebbero il confronto con i quesiti referendari e difficilmente potrebbero trovare l'appoggio dei parlamentari impegnati nei referendum, nonostante le prediche del "Riformista”. D' altronde, la proposta di Amato deve superare il suo primo test dentro lo schieramento che ha approvato la legge attuale.
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Anche nel centro-sinistra, una prima risposta negativa viene da Rutelli, in un'intervista resa giorni fa al "Foglio". Secondo Rutelli ritornare in parlamento sarebbe "un azzardo" e se opera qualche strettissima apertura, subito la smentisce sottoscrivendo il giudizio del Cardinale Ratzinger sulla "sproporzione" fra l'aumento del potere dell'uomo sulla vita umana e "la sua capacità morale". Capacità che parrebbero ancora più deboli nel caso delle donne: Rutelli ammonisce che liberalizzando al massimo la fecondazione artificiale si "caricano l'esperienza della donna, il suo ciclo di vita, di responsabilità inaudite". C'è qui una profonda sfiducia nell'uomo moderno, nella sua libertà e responsabilità . Nessuno propone che ogni applicazione della scienza sia moralmente accettabile e giuridicamente lecita in nome di una libertà senza limiti. Questo vale per la donazione umana a fini riproduttivi o per le ipotetiche applicazioni eugenetiche tese a creare degli uomini funzionali a determinate prestazioni, nobili o vili che siano. Solo un dibattito ampio può definire i limiti che si possono porre alle applicazioni rese possibili dalla "rivoluzione biologica". Ma questi sono - limiti nuovi, non quelli prefissati natura, da una sorta di ontologia biologica posta a protezione dai rischi - ventura umana, minata nelle sue fondato menta dallo squilibrio fra etica e potenza. Il tema dell'embrione evoca appunto. la novità delle sfide cui siamo posti di fronte. Nel caso dell'aborto è in campo il potenziale conflitto fra l'interesse del feto e quello della salute della madre. Nel caso dell'embrione ----vita umana, ma non ancora vita personale - sono in campo altri importanti conflitti di valori. Il desiderio e il diritto, ove la scienza lo consenta, della coppia di generare un e la figlio non condannato ad una vita miserabile di sofferenze e di malattie.
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 La possibilità terapeutica delle cellule stagnina li embrionali che possono giustificare il la dono dell'embrione (o dell'ovocita) a fini di solidarietà , in una logica di "etica della cura a dimensione della specie" - come propone G.E. Rusconi.
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Parliamo dunque non di una tecnica - arida e senz'anima, ma di valori forti che reggono bene il confronto con una fede non dogmatica e non agitata a fini di potere. Si può sottoporre alla verifica del dubbio e del dialogo le ragioni morali che qualificano l'embrione come di chi si affida a presunti principi imputabili, e confrontare quelle ragioni  con le nuove possibilità aperte dalla scienza e dalla tecnologia medica?
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Se il parlamento non troverà una risposta, sarà il referendum a sciogliere questo nodo. A questo proposito Rutelli nega saggiamente la necessità di una disciplina di partito o di coalizione, auspicando un dibattito utile per il paese grazie al referendum. Lasciamo dunque che Amato promuova la sua ricerca in parlamento. Ma ricordiamo che la maggioranza che ha votato questa legge non sembra disposta a nessun vero cambiamento. Prepariamoci perciò ad un serio e civile confronto referendario, sul terreno delle "battaglie culturali". Qui abbiamo  buone ragioni per vincere e convincere.