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Per noi radicali la collocazione naturale è nel polo laico
Rita Bernardini interverrà alla Convention dell'area laica promossa da L'opinione giovedì 18 novembre

• da L'Opinione del 17 novembre 2004, pag. 1

di Aldo Torchiaro

"I radicali sono aperti al dialogo con tutti", esordisce Rita Bernardini, tesoriere di Radicali Italiani, quando la incontriamo. "Ma sul terreno della politica concreta, delle grandi riforme. Non portiamo acqua al mulino di chi ha bisogno solo di un supporto elettorale", precisa.

 

Il cammino dei referendum è a metà strada. Quali sono i rischi di questa fase?
C'è un pronunciamento della Corte di cassazione per il quale bisogna cambiare i titoli dei referendum, per il referendum totalmente abrogativo è una condizione accettabile mentre per quelli parziali è una proposta indecente. E poi vogliono introdurre altre modifiche, come quella che prevede di accorpare il quesito sulla salute e quello sulla tutela della donna.


I tempi quali sono?
Entro il 15 dicembre la Corte di Cassazione si pronuncia su tutto: sull'unificazione dei referendum, sulla legittimità delle firme che ad un compito finale sono, per il referendum abrogativo 1.072.000 e 741.000 per tutti gli altri. Entro quella data la Cassazione deve emettere un ordinanza sulla legittimità, dopodiché tutto viene demandato alla Corte Costituzionale che fissa il giorno della deliberazione in camera di consiglio non oltre il 20 gennaio 2005.


E come si può interagire con la Corte?
Esiste la possibilità di integrare con documenti e di memorie. Entro il 10 febbraio c'è la sentenza resa pubblica con la Gazzetta Ufficiale. Esisterebbe in quel caso una sentenza di  respingimento che motiva l'irricevibilità. Il governo stesso in quella fase può interagire con la Corte Costituzionale, o possono farlo gruppi di parlamentari che si mettono d'accordo per una legge ordinaria...


I radicali come si comporteranno?
Cercheremo di coinvolgere giuristi, costituzionalisti ed esperti in diritto costituzionale ed in diritto comparato. Magari organizzando attività convegnistica e di coinvolgimento diretto dell'opinione pubblica. I riflettori vanno puntati  sulla difesa della sensibilità che si è espressa con le firme.


L'iniziativa radicale non si ferma però ai referendum.
Infatti, dobbiamo dare spazio ad una politica a tutto campo, come una nuova campagna per la liberalizzazione del mercato del lavoro, contro i vecchi privilegi dei sindacati, e rilanciare sul nuovo mondo del lavoro per consentirgli gli spazi che oggi non ha.


Anche per fare questo, i radicali devono potersi sporcare le mani...
Noi non è che non vogliamo sporcarci le mani. Lo vogliamo fare se c'è la possibilità e se ne vale la pena. In questi anni fuori dal Parlamento non
abbiamo avuto gli spazi e le potenzialità che avremmo voluto avere, questo è chiaro. E a questo punto proponiamo noi radicali un contratto con gli italiani..


Anche voi? Come Berlusconi?
Guardi che i primi a parlare di contratto con gli italiani siamo stati noi. Poi Berlusconi è andato in tv...


Prima del contratto con gli italiani, però,bisogna fare un patto con uno degli
schieramenti.

E noi siamo disponibili a farlo, questo patto. Ma mi sembra che le due parti non siano interessate, prese da problemi di basso potere. Rischiano la disgregazione totale, mi sembra. Rinunciare ad una forza laica come quella radicale, tanto più che è oggi disponibile al compromesso, è una privazione
difficile per tutta la democrazia italiana.


E la collocazione ideale qual'è per i radicali?
Con chi esprime la nostra linea laica e liberista, con chi è con noi su punti qualificanti come la politica economia, la riforma del mercato del lavoro, le scelte internazionali.

 

Vuole dire che la collocazione radicale è spontaneamente in un polo laico?
Nel Polo laico si, con il pollo laico no. Voglio dire che non dobbiamo farci speunare da nessuno... D'altronde siamo noi gli ultimi liberali. I liberali sono rappresentati in Forza Italia? E a sinistra? No, nessuno dei due schieramenti li pone  al centro dell'attenzione, come noi facciamo.





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