Ma sui diritti è indietro secoli
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• da Corriere della Sera Magazine del 18 novembre 2004, pag. 16
La Cina dì Hu? "Sui diritti e indietro secoli". Olivier Dupuis, ex segretario del Partito Radicale Transnazionale, guarda con sospetto l'entusiasmo europeo nei confronti di Pechino. "Non mi riferisco solo al fatto che la Cina ha il record delle condanne a morte, ma anche alla quasi totale assenza di libertà d'opinione e religione. Negli ultimi anni si sentono alcune voci semilibere, ma non essendoci regole definite, c'è sempre il rischio che vengano messe a tacere. La repressione del movimento Falun Gong e l'incarcerazione di molti preti cattolici sono due esempi di una gestione oppressiva del potere". L'economia di mercato non potrebbe portare a un'accelerazione del processo democratico? "Per ora no", dice Dupuis. "Manca uno Stato di diritto degno di questo nome. I boss locali del vecchio Partito comunista fanno quel che vogliono: gestiscono speculazioni sulla pelle dei contadini, i sindacati non sono ancora liberi e quindi mancano i contrappesi necessari a un funzionamento corretto dell'economia". Europa e Usa potrebbero favorire l'evoluzione dei diritti in Cina? "Intanto potrebbero chiedere qualche libertà per i cinesi in cambio di accordi economici favorevoli. Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno trattato per la liberazione di alcuni dissidenti. E già qualcosa. Clinton, quando è andato in Cina, ha ottenuto che venisse trasmesso un dibattito in Tv tra lui e Jiang Zemin: milioni di cinesi hanno sentito per la prima volta un occidentale parlare di Tibet e democrazia. Gli europei da questo punto di vista sono meno attivi". Perché? "Spesso gli Stati deIl'Ue sono in concorrenza tra loro. Chirac, per esempio, sta lavorando per cancellare l'embargo sul commercio di armi che l'Europa ha imposto dopo i fatti di Tienanmen". E l'Italia? "Mi sembra sulla stessa linea della Francia".
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