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Ciampi è “determinato”, Castelli contrario, deciderà la Consulta
Franco Corleone: “E’ l’ora del conflitto davanti alla Corte Costituzionale”. Marco Boato: “Intervenga il Cav”.

• da Il Foglio del 25 novembre 2004, pag. 1

Per Pannella firma dovuta-Roma.

Ieri mattina il presidente della Repubblica ha ricevuto il ministro della Giustizia e ha firmato tre decreti di grazia: Luigi Pellè e Aldo Orrù, condannati per omicidio, e Graziano Mesina, il bandito sardo in carcere da quasi 40 anni. Poi Carlo Azeglio Ciampi si è detto “determinato” a concedere la grazia a Ovidio Bompressi – ed è tutto pronto, al Quirinale: il fascicolo con l’istruttoria, il parere del magistrato di sorveglianza e quello, negativo, della Procura generale di Milano. Castelli ha ribadito il suo no, “quindi non posso inviarle il relativo decreto”, ha detto a Ciampi: “Prendo atto, mi riservo di assumere le mie decisioni” è stata la risposta resa nota del Presidente. Nessun decreto di grazia, per la verità, è previsto da parte del ministro della Giustizia, il cui compito è quello di controfirmare l’atto del presidente della Repubblica, e Castelli ha poi chiarito la sua posizione: “Non posso assumermi la responsabilità di controfirmare un provvedimento che non condivido; Bompressi in questo momento non ha i requisiti per la grazia, ma non voglio interferire con il Quirinale: qualunque azione intraprenderà, sarà chiarificatrice”. Bompressi, che per gravi motivi di salute non è più detenuto in carcere, ha per due volte fatto domanda di grazia, e alla fine dello scorso marzo Ciampi, con una lettera formale, ha chiesto il fascicolo al Guardasigilli. Si è detto favorevole alla clemenza già lo scorso 8 novembre e adesso, spiega al Foglio Marco Boato, deputato dei Verdi, “rivendica a sé il potere d’impulso e di decisione che Castelli ritiene erroneamente di detenere: ma né la legge ordinaria né la Costituzione parlano in tal senso”. E’ questo, infatti, il punto di cui molto si è discusso la scorsa primavera: la controfirma del Guardasigilli è un atto dovuto oppure una proposta necessaria, senza la quale nessuna grazia può essere concessa? Per Pannella è tutto chiaro: “Il Presidente della Repubblica da tempo è costretto a continuare a ignorare i pareri pubblicamente espressi da esimi costituzionalisti secondo i quali il ministro non più di ‘Grazia’, e non più ‘proponente’, ha l’obbligo di apporre la sua controfirma come ‘atto dovuto’”. Nella questione giuridica si sono infilate in fretta considerazioni politiche, e il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri ha detto: “Se questo fatto è l’aperitivo per la grazia a Sofri, il pasto non sarà consumato da nessuno”. L’ex presidente della Corte Costituzionale Giuliano Vassalli ha indicato “l’unica via aperta in modo diretto e chiaro dalla Costituzione: il conflitto d’attribuzione tra poteri, che la Consulta è chiamata a dirimere”. “Siamo al dunque – ha detto al Foglio l’ex sottosegretario alla Giustizia Franco Corleone, che da tempo si batte per la grazia a Sofri e a Bompressi – Ciampi ha reso pubblica, com’era doveroso, tutta la vicenda, adesso deve arrivare fino in fondo, e lo farà senz’altro: quello che il Parlamento e la politica non sono riusciti a risolvere, incapaci di rendere limpido un procedimento chiaro a tutti, lo risolverà l’Alta Corte. Il potere di grazia non può essere vincolato e sopraffatto dai governi, ed è importante che sia finalmente riconosciuto”.

 

All’ultimo stadio

Un conflitto di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale oppure, secondo Marco Boato, “un’assunzione di responsabilità da parte del presidente del Consiglio di fronte alla collegialità di governo”. Per alcuni addirittura la possibilità di controfirmare l’atto al posto del Guardasigilli. “Non escludo questa ipotesi – dice Boato – ma è previsto dall’ordinamento che, in caso di rifiuto di un ministro competente, il presidente del Consiglio possa sottoporre la questione al consiglio dei ministri, che delibera a maggioranza: Berlusconi si è detto da tempo favorevole alla grazia per Sofri, a maggior ragione per Bompressi, per il quale non esiste nemmeno l’ostacolo della mancata richiesta di clemenza”. Se la grazia fa parte dei poteri discrezionali del Capo dello Stato, allora dovrebbe succedere come per il rinvio di una legge alle Camere, controfirmata dal ministro competente: “E’ un atto dovuto – dice Boato – e infatti Gasparri correttamente firmò il decreto con cui Ciampi rinviò al Parlamento proprio la legge Gasparri: dovrebbe andare così anche in questo caso”. Ciampi è “determinato”, Castelli è in attesa: “Giudico positivo il comunicato del Capo dello Stato: la materia è delicata, non solo perché è in gioco il destino di un essere umano ma perché è un conflitto di attribuzioni che è arrivato a questo stadio; io ho reso edotto il presidente del Consiglio sul mio orientamento per la grazia a Bompressi, e Berlusconi ha preso atto delle mie determinazioni”.

 



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