Il presidente della Repubblica da tempo è costretto (non più solo gli è consentito) a continuare ad ignorare i pareri pubblicamente espressi da esimi costituzionalisti (che notoriamente godevano in passato della sua alta considerazione) secondo i quali il Ministro non più di Grazia, e non più "proponente", ha l'obbligo di apporre la sua controfirma come "atto dovuto". Non si tratterebbe di "conflitto di attribuzioni", ma della minaccia governativa di compiere un illecito penale"; lo afferma Marco Pannella intervenendo nella polemica politica sulla vicenda della grazia a Bompressi. "Contro la volontà reiteratamente, pubblicamente espressa dal presidente della Repubblica - aggiunge il leader radicale - la cosiddetta Presidenza della Repubblica ha costantemente sabotato in ogni modo e continua a farlo, l'affermarsi del diritto e dei poteri costituzionali, con una tenacia degna di miglior causa, volta e finora atta a far proseguire e a far prevalere una prassi incostituzionale (e antigiuridica dal 1989). Obiettivo, da un paio d'anni almeno: indurre in inganno il Presidente della Repubblica sulla necessità e utilità di non interventi legislativi e addirittura di riforme costituzionali.