Roma. Tutti parlano di conflitto di attribuzioni tra il ministro della Giustizia e il presidente della Repubblica. Perché Carlo Azeglio Ciampi si è detto "determinato" a concedere la grazia a Ovidio Bompressi, mentre Roberto Castelli è contrario. Tutti aspettano, già da adesso, che Ciampi chieda una decisione della Corte Costituzionale sul potere di grazia, sulla controfirma, sulla proposta del ministro. "Ma quale conflitto d'attribuzioni?" dice Marco Pannella al Foglio, e spiega, ironico, che un conflitto di attribuzioni non può certo nascere "tra il presidente della Repubblica e uno degli oltre venti ministri competenti promossi sul campo, individualmente, a poteri dello Stato". Che succede, allora? "Il Presidente decreta la grazia, la firma, la invia al Ministro competente per l'atto dovuto della controfirma. Se il ministro sceglie, o minaccia di scegliere, l'omissione di questo atto di ufficio, incorre nella violazione dell'articolo 289 del Codice penale, reato passibile di una pena di almeno 10 anni; e non in un automatico conflitto di interessi". Ma poi il conflitto arriva. "E' a questo punto — dice Pannella — e non prima (come lo scorso anno ridicolmente sostenuto da qualcuno dal Colle), che comincia a sorgere un problema istituzionale e, immediatamente scoppia, divampa un da moroso affare politico; uno di quelli che fanno epoca, tornano a conferire al diritto, al rispetto della legge, popolo sovrano, il fondamento della presa di coscienza democratica e popolare.
Comunque, in tal caso non sorge ancora, automaticamente, il conflitto. Sorge, lo ripeto, un clamoroso reato, non più solamente quello di omissione di atto di ufficio previsto dall'art. 328 del Codice penale, ma da quello previsto dall'art. 289". Cosa prevede questo articolo? "Prevede, esattamente, che è punito con la reclusione non inferiore a dieci anni, qualora non si tratti di un più grave delitto, chiunque commette un fatto diretto ad impedire, in tutto o in parte, anche temporaneamente: 1) al presidente della Repubblica o al governo l'esercizio delle attribuzioni o prerogative conferite dalla legge; 2) alle assemblee legislative o ad una di queste, o alla Corte costituzionale o alle assemblee regionali l'esercizio delle loro funzioni".
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"Nessun ministro davanti all'Alta Corte"
"Deve essere ben chiaro, comunque, che il potere di grazia, finalmente esercitato dal Presidente, non è un bene costituzionale disponi bile; è disponibile da parte del Presidente solo per esercitarlo, ma mai per dismetterlo e affidarne la possibile abrogazione o estinzione a chicchessia: che si tratti -o no- della Corte Costituzionale" . Anche perché, secondo Pannella, "la Corte non dirado ha statuito a difesa della cosiddetta Costituzione materiale o 'vivente', o di fatto, cioè al di fuori o addirittura contro la lettera della Costituzione scritta, a favore di prassi storiche e sistematiche di usurpazione di poteri che si sono venute, nei decenni, affermando".
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 Mentre la Costituzione, chiaramente, attribuisce il potere di grazia al Presidente della Repubblica. "Ecco perché - dice Pannella- occorre assolutamente impedire che un lungo e complesso inganno prosegua e si compia ai danni della legalità costituzionale e, in primo luogo, del presidente Ciampi: già nell'ultimo anno non ha potuto essere raggiunto tempestivamente dalle opinioni e dagli appelli che gli venivano da una grande maggioranza di giuristi e di personalità fino ad allora, notoriamente, onorati dalla fiducia del Presidente stesso. In queste ore è importante che si accorra tutti per impedire una operazione manifestamente volta a fargli ritenere che tutto si risolva accendendo lui un conflitto di attribuzioni nei confronti di un qualsiasi ministro competente". Dice Pannella che "i poteri dello Stato in eventuale conflitto potrebbero essere solo presidente della Repubblica e governo, quindi il presidente del Consiglio". E allora "il presidente del Consiglio ha da molti anni pubblicamente preso posizione a favore del potere presidenziale di grazia, reiterandolo in modo inequivocabile ancora a Pasqua di quest'anno. Quindi, adesso, nessun conflitto dovrebbe essere davvero sollevabile".