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I volontari? Pagarli non è scandaloso, poi viene la passione
La leader radicale: nel '99 facemmo dei contratti, dovevamo raccogliere tante firme. Alla fine i ragazzi lavoravano anche gratis .

• da Corriere della Sera del 6 dicembre 2004, pag. 6

di Maria Latella

Bonino: il primo stipendio fu nel '76, ma ancora oggi vedo pochi soldi e per il partito li ho chiesti ai miei

 

ROMA — Raccontano che in Ucraina molti studenti  si ritrovino, oggi, con un bel gruzzolo da spendere nelle vacanze di Natale. Frutto di un allegro doppio gioco. Di giorno, manifestavano  tutti vestiti dì blu, dunque  a favore del premier Yanukovich. Di sera, si presentavano  in piazza intabarrati  d'arancione, scandendo slogan per l'oppositore Yushchenko. Paga doppia, al  mattino dai russi, alla sera dagli americani o, come sospettano i minatori fedeli a Yanukovich, da George Soros. Dalla campagna elettorale di Bush e Kerry, all'Ucraina, la mobilitazione  intensiva dei ragazzi  pare essere diventata l'arma fatale, il valore aggiunto  per vincere le elezioni. Non stupisce, dunque, che il dibattito sui giovani, volontari a pagamento, scaldi  anche in Italia i primi giorni  di una campagna appena cominciata. Emma Bonino è stata una volontaria «senza rimborsi». Aveva 27 anni, quando scoprì  la passione per la politica  e trent'anni dopo ci crede ancora. “Stanotte, insieme a un bel gruppo, abbiamo fatto l'alba per preparare cartelline e documenti. Fino alle sette del mattino, con  Nicolò Figà Talamanca, che e un economista, o Gianfranco  Dell'Alba, che ha 47 anni. Perchè lo faccio? Perché lo fanno Che ne so. Per l'ambizione  di dimostrare che il destino  del mondo non e segnato, credo”.

 

 Come mai i ragazzi degli anni Settanta si autotassavano  per il ciclostile e i volantini, e adesso per mobilitarli  bisogna pagarli?

Forse, in Occidente, e soprattutto  in Italia, si sono un po' seduti. Hanno  troppo, e niente  da conquistare. Ai miei tempi, anche  andare a vivere  da soli prevedeva  dei prezzi da pagare. Oggi si resta  a casa dei genitori amici, fino a 30 anni.  I ragazzi danno per scontate molte  cose, inclusa la libertà. Altrove, dove la libertà si difende con fatica, si appassionano come capitava a noi trent'anni fa. L'altro giorno, a Roma, ho presentato  il bel libro di Chiara Valentini sulla fecondazione assistita e la sala era piena di donne della mia età. Eppure, il problema non è più  nostro, dovrebbe interessare  le ventenni, mi pare.

 

 Disinteresse o mancanza di informazione?

Sono convinta che ci siano  decine di cause civili in grado di appassionare i giovani, anche in Italia. La passione  ti muove se ti convinci che certe cose si possano cambiare, ma ci vuole qualcuno  che lo dica, ci vogliono i leader. Per strada, mi riconoscono, sento che mi vogliono  perfino bene. Ma se non ti vedono mai in televisione, come li raggiungi?.

 

 I radicali hanno un know-how di mobilitazioni e di volontariato senza rimborsi  spese. Funziona ancora?

Quando una causa è giusta, alla fine trascina. Piccoli come siamo, per il referendum  sulla fecondazione assistita  abbiamo portato a casa  un milione e novantamila firme. I ragazzi che lavorano con noi fanno l'università. Di mattina studiavano e di pomeriggio, finite le lezioni, andavano a raccogliere firme. Però, una volta, anche  noi abbiamo pagato.

 

Quando?

Per i referendum del '99. Erano venti quesiti, dal lavoro  alla giustizia, alla  legge elettorale. Tanti, da soli non potevamo farcela e abbiamo pagato un po' di contratti: lavoro interinale. Però, alla fine,  pure i contrattisti s'erano fatti prendere  dalla passione. Mi ricordo un  Ferragosto a Rimini, e poi l'estate  ad Ostia, a raccogliere  firme sulla spiaggia. Finite le loro otto ore, anche i contrattisti sì fermavano a lavorare ancora .

 

 La passione è contagiosa, in lei com'è nata?

Era il '74, avevo appena finito  l'università, a Milano, e facevo qualche supplenza. Mi trovai a dover abortire clandestinamente. Dopo, entrai in contatto con l'Aied, conobbi Adele Faccio: fu la prima a spiegarmi  che cos'era la disobbedienza  civile. Nel gennaio del '75 ci arrestarono, incontrai Marco Pannella e da lì ho trovato la mia strada

 

 Rinunce economiche?

 Il primo stipendio da deputata  l'ho preso nel '76, ma il partito radicale è un organizzazione strana, ancora oggi il mio stipendio lo vedo poco Mi piace vivere  bene, ho una casetta carina, studio l'arabo al Cairo,  ma con i soldi da deputato o eurodeputato mi ci sono soprattutto comprata  fette dì campagne  civili. E per il partito ho anche  chiesto soldi ai miei genitori. Come Marco Pannella, che per il  partito radicale ha venduto certe proprietà di famiglia.  Certo, abbiamo  anche dei sostegni  esterni. George  Soros ci ha prestato i soldi per la campagna elettorale, restituiti. Finanzia le campagne  che considera giuste, quella sulle mutilazioni, per esempio, o quella antiproibizionista, così come sostiene  i movimenti nell'Est europeo .

 

Qualcuno dice: per mandare  al governo i politici amici suoi.

Soros investe sui quadri del domani. Magari lo facessero  altri.

 

 



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