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ven 03 mag. 2024
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Una lotta di libertà che la sinistra preferisce ignorare

• da Il Giornale del 8 dicembre 2004, pag. 16

di Ruggero Guarini

Che cosa pensano le battagliere signore della nostra sinistra più chic, ma anche di quella più ruspante, degli appelli delle sempre più numerose donne islamiche decise finalmente a ribellarsi alle atroci vessazioni che subiscono anche da noi, nelle loro comunità, dai loro civilissimi mariti, babbi e fratelli, cognati e non di rado anche dai loro devoti figlioli? Salvo rare eccezioni (Bonino, Boniver e poche altre) pensano che non sono affari loro. Giacché raccogliere quegli appelli significherebbe contestare le leggi, i costumi e i valori di una grande cultura, di una grande religione, di una grande civiltà. E questo non sta proprio bene.

Questo loro non possono farlo perché tute le culture, le religioni e le civiltà si equivalgono. Sicché nessuna di esse ha il diritto di credersi migliore delle altre. Dal che consegue che hanno il dovere di rispettare il “diverso”. Il che significa, né più né meno, farsi rigorosamente i fatti propri.

Quanto a quelle maomettane un pò sventate che pretendono di contestare ai loro maschietti il diritto, concesso loro direttamente da Allah, dì opprimerle, picchiarle, infibularle, insacchettarle e quando occorre impiccarle, lapidarle o strangolarle, farebbero meglio a non molestare con puerili richieste dì aiuto le loro sorelline occidentali.

E se anche a loro e venuta quella smania di libertà che sta infuriando fra le fanciulle della Babilonia capitalistica, non sperino di trovare comprensione e sostegno presso quella sinistra al femminile che l’Occidente lo vedrebbero volentieri saltare in aria, suppergiù come le Torri Gemelle.

Sarebbe interessante a questo punto sentire il parere di Eva. Che da qualche tempo è però un pochettino irritata. Per almeno due ragioni.

La prima è che lei non è affatto d’accordo con quanti pensano che lei, per diventare colei che è sempre stata e che sempre sarà, ossia la Donna ideale ed eterna, doveva prima entrare in quella cosa – la Storia – che in realtà è una sua creazione, anzi la sua principale creazione. Essa è infatti convinta che la Storia, se non ci avesse pensato lei, non sarebbe mai nemmeno cominciata. E in effetti sembra che tutti noi ci troveremmo ancora in un uggiosissimo giardino senza storia se lei non avesse convinto il suo Adamuccio ad assaggiare il frutto di un albero che in effetti, essendo l’albero della scienza del bene e del male, era, né più né meno, l’albero della libertà.

 



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