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La legge, l’Islam e le donne

• da Libero del 11 dicembre 2004, pag. 1

di Mattia Feltri

Alcune donne della politica, toste e intelligenti, hanno abbracciato Libero e Fawzia
Tarek per l'inchiesta sulle islamiche d'Italia, sottomesse, umiliate e picchiate quotidianamente. Hanno riconosciuto che il problema c’è ed è trascurato, hanno promesso impegno.
Le ringraziamo ma - tendendo loro la mano ci tocca di ammettere che è sfuggito loro qualcosa di fondamentale: l'enormità del fatto, che non si esaurisce nei brutali dettagli cronachistici degli articoli di Fawzia.
Nella sua intervista, Alessandra Mussolini ha detto: “Purtroppo accade anche per le donne italiane”. E poi: “In quasi tutte le religioni la condizione femminile è purtroppo di inferiorità”. Nell' edizione di ieri, rispondendo alle domande di Martino Cervo,
Emma Bonino ha sottolineato: “La violenza sulle donne non è una prerogativa islamica: è una prassi diffusa anche in Paesi civilissimi, occidentali e magari cattolici”. Il ministro delle Pari opportunità, Stefania Prestigiacomo, ci ha inviato un bell'articolo in cui ricordava che, in Italia, il settanta per cento dei reati sulle donne è commesso dal marito o da parenti d'altro grado; per cui, concludeva, bisogna stare attenti a tirar fuori certe presunte superiorità civili dell'occidente.
Non abbiamo pensato e organizzato l'inchiesta per dimostrare che gli uomini islamici tiranneggiano e seviziano le loro donne mentre quelli cattolici rincasano ogni sera con un mazzo di fiori. Le donne sono - in alta percentuale - più esili degli uomini e finché le controversie saranno risolte a schiaffoni, le donne ne prenderanno dal sottinsieme dei musulmani, cristiani e atei, appartenenti all'insieme degli imbecilli e abietti. Per questa ragione i nostri codici giudicano delittuosa e condannano con la galera la violenza privata.
Poi ci sono uomini che la fanno franca: le loro compagne non hanno il coraggio di denunciarli, le famiglie li coprono, la comunità è omertosa. Altri finiscono in tribunale, ma quando tornano a casa ricominciano con le botte.
E’ uno schifo ma rimane un reato e nessuno in Italia si sognerebbe di legalizzare gli abusi del maschio sulla femmina. La differenza è tutta qui e non è da poco. Sempre su Libero, Tiziana Maiolo ha raccontato di un islamico davanti al giudice, allibito di doversi giustificare per quella che dalle sue parti è più di un’usanza: è un diritto.
Insomma, il succo è questo: noi pigliamo a pugni le donne violando la nostra legge, gli islamici (solo alcuni, naturalmente) rispettando la loro. Si possono mettere sullo stesso piano le due cose? Chi difende la donna islamica, di solito membro di una congregazione spesso chiusa, disposta a tollerare se non a incoraggiare le prepotenze? A noi è sembrato fosse particolarmente indifesa e particolarmente bisognosa di attenzione. Ma non è tutto. Nello stupro perenne in nome della Sharia - siede la questione centrale del pianeta.
Quello che dell'occidente più scandalizza l'Islam fondamentalista è la libertà della donna, la libertà di amare più uomini, di indossare la minigonna, ballare in discoteca, conquistare posizioni di potere. La libertà di incrinare (processo molto lento, lo si ammette) il predominio maschile. Il regista Theo Van Gogh è stato ammazzato per questo, perché ha spiato sotto il burqa, ci ha visto una donna disperata e le ha detto: forza, emancipati.
Le vicende d'Olanda, ma anche quelle tedesche e francesi, dimostrano che l'integrazione non funziona. Molti musulmani non sono disposti ad accettare lo stile di vita dei Paesi in cui vivono.
Vogliono mantenere una loro legislazione, spesso in contrasto con la nostra. Un occidentale che facesse lo stesso in Iran o in Siria finirebbe al muro.
Siamo davvero certi che non ci sarà mai il tentativo di imporre la Sharia nelle nostre città? Ed è davvero così difficile capire che, salvando le islamiche d'Italia, riusciremo a salvare tutti noi.



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