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La Turchia strappa il primo si alla Ue
L'Europarlamento approva l'avvio dei negoziati, ma la decisione finale spetta ai Capi di governo

• da Il Giornale del 16 dicembre 2004

di Alessandro Caprettini

Risvolti «inattesi»? Il premier olandese Balkenende, presidente del semestre Ue, invita a non escluderli del tutto anche se dice che gli pare si sia ormai "incamminati sulla strada del si". Turchia nella Ue: stasera, a meno di colpi di scena, scatta l'ora X con la definizione di una data per l'avvio del negoziato con Ankara da parte dei 25 capi di Stato e di governo dell'Unione. Data che potrebbe essere individuata nell'autunno dell'anno prossimo e dalla quale si dipanerà una trattativa da monitorare passo per passo che, al momento, prevede l'ingresso nella Ue dal 2014. Un momento storico insomma, che però a palazzo Justus Lipsius, sede del consiglio, si vive sottotono.
Senza celare qualche disagio.
Perché sarà anche vero che Ankara ha provveduto a democratizzare ulteriormente le sue
leggi. È indubitabile il suo ruolo di pilastro occidentale in Medio Oriente con la sua partecipazione attiva alla Nato ed è altresì da mettere in conto che un rifiuto alla richiesta di adesione rinfocolerebbe non solo l'estremismo islamico turco quanto il mondo arabo tutto. Ma è un fatto che ancora in tanti storcono il naso. Si preoccupano. Non tanto delle diversità religiose, quanto del fatto che la Turchia dal 2014 potrebbe divenire il primo Paese della Ue visto il numero dei suoi abitanti.
Apertamente pongono problemi la Francia - ancora l'altro giorno il ministro degli Esteri Barnier ha sollecitato il governo Erdogan a riconoscere apertamente il genocidio degli armeni (che i turchi hanno sempre negato) la Danimarca e l'Austria.
Wolfgang Shuessel, cancelliere a Vienna, ha fatto sapere che non porrà veti, ma che insisterà su una partnership privilegiata.
Nel Parlamento austriaco dove si è discusso giusto ieri, i liberali di Heider e i socialisti sono contrari all'ingresso dei turchi. In Germania l'opposizione (CduCsu) è sulla stessa linea, rafforzata da una presa di posizione dell'episcopato tedesco. Anche in Slovacchia monta la contrarietà.
E poi c'è il nodo cipriota. I turchi non riconoscono Nicosia e, nonostante li ministro degli Esteri dell'isola lacovu abbia detto di non voler agitare un veto, si aspetta che le cose cambino e rapidamente.
In suo appoggio ieri è giunto Balkenende, che ha detto dl aspettarsi chiaramente che il problema venga superato al più presto. A Istanbul in queste ore si dice che ll governo Erdogan potrebbe già oggi annunciare unilateralmente la sua intenzione di estendere il trattato di Ankara del '96 «a tutti i membri della Ue» e dunque anche a Cipro.
Ma il gesto pare non suffidente ad alcuni. Mentre adAnkara, proprio Erdogan, a colazione con alcuni diplomatici europei ha fatto sapere di non esser disposto a nuove concessioni: «Cipro? Abbiamo fatto tutto quello che ci è stato richiesto. Ora tocca semmai alla Ue fare un primo passo!».
Tra i «risvolti inattesi» citati da Balkenende potrebbe del resto inserirsi a sorpresa proprio un «no» di Tayyip Erdogan. Visto che nel corso dello stesso incontro con gli ambasciatori avrebbe fatto capire di aspettarsi «una decisione chiara e incondizionata» dal sumrnlt di Bruxelles e non nuovi condizionamenti. Altrimenti - ha fatto capire - la Turchia metterà la Ue nel frigorifero e marcerà da sola.
È insomma una cena quella di stasera - con cui si apre l'appuntamento di due giorni dei 25 - che rischia di restare sullo stomaco a qualcuno. Anche se sempre ieri, da Strasburgo. è giunto un aperitivo di segno positivo: con 407 sì, 262 no e 29 astenuti il Parlamento europeo ha invitato capi di Stato e di governo ad aprire «senza indebiti ritardi» i negoziati per l'adesione della Turchia.
Gli italiani hanno votato tutti a favore (tranne il leghista Borghezio, che ha annunciato l'avvio di una raccolta di firme per un referendum, e la Mussolini). Gli altri si sono spaccati. Specie tra i tedeschi la lacerazione è profonda, ma anche i francesi non hanno nascosto una profonda spaccatura.
«Non si può tenere fuori Arìkara, che non solo ha rispettato il percorso che gli abbiamo chiesto ma che ha avanzato una richiesta di adesione fin dall'87», ha commentato Stefano Zappalà, eurodeputato azzuno. Soddisfatti anche Bonino (radicali), Letta (Margherita), Zingaretti (Ds). Ora la parola passa ai premier.



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