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A Caucus of Democracies for the UN (di Matteo Mecacci e Adrian Karatnycky)
Traduzione in Italiano in calce.

• da International Herald Tribune del 1 gennaio 2005

di Matteo Mecacci, Adrian Karatnycky

United Nations

NEW YORK One of the most common accusations against the United Nations is that a coalition of tyrannies stifles decisive action on issues related to basic liberties.

Now things may be changing. Under the leadership of Chile, a group of countries including the United States, South Korea, Poland, Portugal, Mali and India have begun serious efforts to establish a UN Democracy Caucus to promote the values of human rights and democracy.

Free societies now make up nearly half the UN's membership, but they have rarely worked cohesively. At the UN Human Rights Commission, even the mildest criticisms of massive rights violations are blocked, while independent human rights organizations are often threatened with suspension or expulsion.

In May, the UN elected Sudan to the UN Human Rights Commission even as its government was in the midst of a murderous campaign of genocide. The year before, Libya, then still under one of the world's most repressive dictatorships, was selected to head the human rights commission. While Israel is subjected to numerous condemnatory resolutions each year, terrorist suicide bombings are rarely condemned, and countries such as China, Vietnam and Saudi Arabia regularly escape criticism or investigations.

This dismal record appears, finally, to be spurring action. On Sept. 22, the UN's largest gathering of democracies was held under the leadership of Chile's foreign minister, Maria Soledad Alvaer. Alvaer, who recently stepped down from her government post and is a likely presidential candidate in her country's next election, has pressed the idea of the Democracy Caucus, backed by energetic support from U.S. leaders, including Secretary of State Colin Powell and the outgoing U.S. ambassador to the UN, John Danforth.

There are other signs of a change in the atmosphere at the UN.

Romania has sponsored resolutions in the General Assembly that strengthen international commitments to multiparty democratic systems. Hungary's government has called for the creation of a Democracy Transition Center to organize international efforts to promote democratic elections.

In his speech before the UN General Assembly on Sept. 21, President George W. Bush called for the creation of a UN Democracy Fund to help countries lay the foundations of democracy by instituting the rule of law and independent courts, a free press, political parties and trade unions.

The UN Development Program has also begun to address such formerly taboo issues as the lack of democracy in the developing world, producing a series of hard-hitting reports on the democracy deficit in the Arab world and promoting a model of sustainable economic development that goes hand in hand with democratic reform.

All these are harbingers of a serious effort to reclaim the UN for democratic values and democracy. But serious obstacles remain.

First, the UN's regional structure means that democracies predominate in several regional bodies (notably, the Western and Other Group and the Latin American Group), but are minorities in others. This is significant because the selection of candidates to key UN bodies is determined by nominations at the regional level.

One way around this regional democracy divide is to encourage more democracies from Asia and Africa to compete for posts in key UN bodies whose mandates include civil society, rights and democracy.

Another problem is the European Union. With the exception of Italy and Portugal, most EU support for the Caucus comes from Central European states like the Czech Republic and Poland. Key countries like France, Britain and Germany will need to be more engaged in urging multilateral cooperation among democratic countries.

Finally, there is a danger that the UN Democracy Caucus will be paralyzed if it operates on the basis of absolute consensus and allows one country or a small handful of countries to block hard-hitting statements and policies.

None of these challenges, however, is insurmountable. With liberal democratic states accounting for 89 percent of global GDP, they have enough clout to press the UN in more constructive directions. If they succeed over time, they will help deepen U.S. support for international cooperation. And they will achieve an ambition that Secretary General Kofi Annan proclaimed before NGO leaders in June 2000: to make the UN itself a community of democracies.

(Adrian Karatnycky, a counselor and senior scholar at Freedom House, was co-director of a Council on Foreign Relations Task Force on the UN. Matteo Mecacci is UN representative of the Transnational Radical Party, an international human rights group.)

Un caucus di democrazie per l'ONU

Adrian Karatnycky e Matteo Mecacci

Nazioni Unite

NEW YORK Una delle più comuni accuse contro le Nazioni Unite é che una coalizione di tirannie riesce a soffocare la presa di iniziative decise sui temi relativi alle libertà fondamentali.

Adesso le cose potrebbero cambiare. Sotto la guida del Cile, un gruppo di paesi che includono gli Stati Uniti, Corea del Sud, Polonia, Portogallo, Mali e India hanno avviato un serio sforzo per istituire un Democracy Caucus presso le Nazioni Unite per promuovere i valori dei diritti umani e della democrazia.

La società libera compongono ormai circa la metà dei membri dell' ONU, ma hanno raramente lavorato in modo coeso. Alla Commissione sui Diritti Umani dell' ONU anche la critica più cauta di gravi violazioni dei diritti umani viene bloccata, mentre allo stesso tempo le organizzazioni indipendenti che si occupano di diritti umani sono spesso minacciate di espulsione o sospensione.

A Maggio l'ONU ha eletto il Sudan alla Commissione sui Diritti Umani proprio mentre quel governo era nel bel mezzo di una sanguinosa campagna di genocidio. L'anno prima la Libia, allora ancora sotto una delle dittature più repressive di tutto il mondo, fu selezionata per presiedere la Commissione sui Diritti Umani. Mentre Israele é oggetto di numerose risoluzioni di condanna ogni anno, i suicidi bomba sono raramente condannati e paesi come Cina, Vietnam e Arabia Saudita sfuggono regolarmente alle critiche o alle indagini.

Questo record così negativo sembra, finalmente, spingere all'azione. Lo scorso 22 Settembre, la più grande riunione di democrazie si é svolta sotto la guida del Ministro degli Esteri Cileno Maria Soledad Alvear. Alvear, che recentemente si é dimessa dal proprio posto di Governo ed é uno dei probabili candidati alle elezioni presidenziali del proprio paese il prossimo anno, ha fatto pressione per l'idea di un Democracy Caucus, con il sostegno di leader degli Stati Uniti, inclusi il Segretario di Stato Colin Powell e l' Ambasciatore uscente presso l'ONU John Danforth.

Ci sono altri segni di un cambiamento di atmosfera alle Nazioni Unite.

La Romania ha sponsorizzato risoluzioni all'Assemblea Generale che rafforzano gli impegni internazionali verso sistemi democratici multipartitici. Il Governo Ungherese ha chiesto l'istituzione di un Centro per la Transizione verso la Democrazia per organizzare le iniziative internazionali volte a promuovere elezioni democratiche.

Nel suo intervento presso l'Assemblea Generale dell'ONU lo scorso 21 Settembre, il Presidente President George W. Bush ha proposto la creazione di un Fondo Democratico presso l'ONU per aiutare i paesi a gettare le fondamenta della democrazia attraverso l'istituzione dello stato i diritto, di corti indipendenti e stampa, partiti politici e sindacati liberi.

Il Programma per lo Sviluppo dell'ONU ha anche iniziato ad occuparsi di temi che in precedenza erano considerati tabù come la mancanza di democrazia nel mondo in via di sviluppo, producendo una serie di rapporti molto duri sulla mancanza di democrazia nel mondo Arabo e promovendo un modello di sviluppo economico sostenibile che vada di pari passo con le riforme democratiche.

Tutto ciò é la premessa per un serio tentativo di riportare l'ONU al rispetto dei valori democratici e della democrazia. Tuttavia, restano gravi ostacoli davanti a noi.

In primo luogo, la struttura regionale dell'ONU fa sì che le democrazie siano predominanti in varie istituzioni regionali (da notare in particolare Il Gruppo dei Paesi Occidentali e il Gruppo Latino Americano), ma sono una minoranza in altri. Questo é significativo perché la selezione dei candidati ad organi chiave delle Nazioni Unite é determinata da nomine che avvengono a livello regionale.

Un modo per porre rimedio a queste differenze di tasso democratico tra le varie regioni é quello di incoraggiare un maggior numero di democrazie dall'Asia e dall'Africa affinché competano per posti chiave all'interno degli organi delle Nazioni Unite il cui mandato includa la società civile, i diritti e la democrazia.

Un altro problema é rappresentato dall'Unione Europea. Con l'eccezione di Italia e Portogallo, gran parte del sostegno per il Caucus viene da Stati Centro Europei come la Repubblica Ceca e la Polonia. Paesi chiave come Francia, la Gran Bretagna e la Germania, avranno necessità di essere maggiormente coinvolte nel sollecitare la cooperazione multilaterale tra i paesi democratici.

Infine, c'é un pericolo che il Democracy Caucus sia paralizzato se dovesse operare sulla base di un consenso assoluto e se dovesse consentire a un solo paese o a un piccolo gruppo di paesi di bloccare politiche o dichiarazioni nette.

Comunque ,nessuna di queste sfide appare come insormontabile. Con gli stati liberal democratici che producono l'89% del Prodotto Interno Lordo Globale, vi é forza sufficiente per spingere le Nazioni Unite verso direzioni più costruttive. Se questi avranno successo nel corso del tempo, aiuteranno ad approfondire il sostegno degli Stati Uniti per la cooperazione internazionale. E raggiungeranno un ambizione che il Segretario Generale dell'ONU proclamò di fronte ai leader non governativi nel giugno del 2000: Far diventare le stesse Nazioni Unite una Comunità di Democrazie.



(Adrian Karatnycky, é consigliere e senior scholar a Freedom House, ed é stato condirettore della Task Force sulle Nazioni Unite del Council on Foreign Relations. Matteo Mecacci é il Rappresentante all'ONU del Transnational Radical Party, un gruppo internazionale che si occupa di diritti umani.)



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