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Così Marie l'egiziana si batte per le ragazze
Parla Assad, sociologa 82 enne, pioniera nella campagna contro l'infibulazione

• da Corriere della Sera del 7 gennaio 2005, pag. 13

di Cecilia Zecchinelli

Ha 82 anni ed è bisnonna, Marie Assad, ma è ancora sulle barricate. «Quando si sposa una causa nella vita, è per sempre - dice parlando dalla sua casa di Garden City, il quartiere del Cairo dove vive - E la mia causa, il mio "marchio", è questo: la lotta contro le mutilazioni genitali femminili. Sono decenni che combatto, all’inizio nel generale scetticismo. Oggi le cose stanno cambiando, ma la battaglia va avanti». Che uno spiraglio, anche qualcosa di più, si sia aperto è innegabile: come riportato ieri dal Corriere, parlare della circoncisione delle ragazze non è più tabù in Egitto, nè in altri Paesi africani dov’è praticata da millenni. Al punto che Al Ahram, il più diffuso quotidiano arabo, distribuirà a giorni un dossier in cui uno studioso islamico mette in chiaro che la pratica non ha alcun fondamento religioso e che è anzi contraria all’Islam. Al punto che le conferenze internazionali sul tema sono sempre più frequenti. La prossima sarà a Gibuti in febbraio. «Ma all’inizio - ricorda Marie, riconosciuta pioniera di questa lotta e premiata per il suo impegno anche in Italia, lo scorso novembre, dall’Associazione donne dirigenti d’azienda - sembrava una battaglia contro i mulini a vento».

Nata nel 1922 da una famiglia copta della media borghesia egiziana, quarta figlia femmina, Marie è stata «miracolata» da un lutto: «Mio nonno era appena morto, nel periodo in cui avrei dovuto essere mutilata. Mia madre era troppo presa dal suo dolore e sono stata risparmiata, a differenza delle mie sorelle. Dopo di che, per vent’anni, non ho più pensato all’argomento». Perchè una volta, dice, era qualcosa dato per scontato, nessuno ne parlava, nemmeno con le amiche.

Poi l’incontro con le donne del Nord del mondo: a Ginevra, dove Marie ormai ventenne e laureata in sociologia aveva partecipato a una conferenza della Ywca, l’associazione mondiale delle giovani donne cristiane. «Mi parlavano di quell’orribile brutalità praticata in Africa, anche nel mio Paese. E io non capivo, non sapevo. Tonata a casa, ho chiesto, ma nel mio ambiente nessuno capiva, nè sapeva. Ho cominciato a documentarmi in altri ambiti. E’ stato uno choc». Uno choc scoprire che quasi tutte le sue connazionali, cristiane e musulmane, non avevano avuto la sua fortuna. E un secondo choc scoprire che anche tra donne impegnate nel sociale quella delle mutilazioni era considerata una causa persa. «Mi davano della visionaria, dicevano che le priorità erano altre, analfabetismo, povertà» racconta Marie. Che da allora, con un’energia e una caparbia da invidia, ha continuato a fare lavoro sul campo («nei villaggi, parlando alla gente, ai medici...») e a raccogliere documentazione. «Nel 1979 ho presentato il primo studio scientifico, in una conferenza dell’Oms: il primo mai uscito in assoluto con le voci delle donne, non solo con pareri di esperti» dice. E poi il lavoro con l’Università americana del Cairo, con le Ong, con altre donne africane, occidentali: ancora ignorata dal governo (fino agli anni Novanta le mutilazioni non erano «riconosciute») ma non più derisa. Soprattutto sempre meno sola.

Fino al 1994, nuova svolta: la nascita della prima task force contro le mutilazioni, da lei diretta e fondata con rappresentanti di Ong e del governo, cristiani e musulmani. Tutti ormai consapevoli della gravità della situazione e determinati ad agire. «E’ così radicata nella nostra regione questa brutalità: ha origini nilotiche, probabilmente in Etiopia da dove è passata in Egitto ai tempi dei Tolomei - dice Assad - Poi ha trovato la "copertura" dell’Islam ma anche tra i cristiani è stata adottata in pieno come "garanzia" di castità per le ragazze e di reputazione per la famiglia patriarcale. Per sradicarla si deve agire con forza».

E quindi ben vengano le nuove alleanze, come quella con Emma Bonino ormai trasferitasi al Cairo e sempre più attiva su questo fronte, tanto da organizzare insieme a Marie e altre intellettuali arabe la grande conferenza del 2003. Ben vengano le iniziative come quella di Al Ahram : «E’ importante che si esca dal nostro club di persone che si parlano addosso, portare queste idee tra la gente - dice Marie- Anche se questo causerà di sicuro reazioni negative». Da parte di chi? Religiosi? Conservatori? «La nostra è un’era di generale fanatismo religioso, è evidente - risponde Marie -. Ma difendere la circoncisione delle ragazze va al di là del fanatismo: è la solita, vecchia questione dello stupido sciovinismo. Tutt’altro che scomparso».



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